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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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286 CAP. IX - SALVEZZA IN COMUNITÀ<br />

in ginocchio e con gemiti, non solo al vescovo' e ai presbiteri, ma<br />

a tutti i fratelli <strong>della</strong> comunità 38 ; la riconciliazione pubblica accordata<br />

dal vescovo dinanzi a tutta la comunità dei fratelli come riammissione<br />

alla pace non solo con Dio, ma anche e necessariamente<br />

con la Chiesa e con i fratelli.<br />

A fondamento di questa disciplina sta, naturalmente, il concetto<br />

che il peccato è non solo un'offesa a Dio, ma nello stesso<br />

tempo un'offesa e un danno a tutta l'ekklesia, che interessa dunque<br />

tutta la comunità. Così, Origene poteva scrivere a proposito <strong>della</strong><br />

fornicazione : « Non mi è permesso prendere un membro di Cristo<br />

e farlo il membro d'una meretrice. Dille: sono diventato tempio<br />

di Dio; non mi è permesso di introdurre alcunché d'immondo;<br />

non mi è permesso violare il tempio di Dio. Aggiungi anche: chi<br />

commette fornicazione, pecca contro il proprio corpo; non solo<br />

contro questo corpo diventato tempio di Dio, ma anche contro<br />

quel corpo di cui si dice che tutta la Chiesa è corpo di Cristo.<br />

Chi macchia il suo corpo pecca contro tutta la Chiesa, perché, per<br />

un membro, la macchia s'introduce in tutto il corpo » 39 . In questa<br />

luce si comprende facilmente che il peccato, anche di un solo membro,<br />

e la riconciliazione del peccatore è cosa che interessa sommamente<br />

tutta la comunità.<br />

Tutti i membri <strong>della</strong> comunità dunque, ognuno a suo modo,<br />

secondo la natura e le esigenze <strong>della</strong> struttura gerarchica differenziata<br />

déll'ekklesia corpo di Cristo, potevano intervenire nel<br />

giudizio e nella riammissione del peccatore. Perciò Tertulliano<br />

così esortava i penitenti : « Trattandosi di fratelli e conservi, che<br />

hanno comune speranza, timore, gaudio, dolore, passione, perché<br />

è loro comune lo spirito d'un comune Signore e Padre, perché<br />

dunque li guardi come cosa estranea a te stesso? Perché fuggi,<br />

come se se ne rallegrassero coloro che sono interessati nella tua<br />

caduta? <strong>Il</strong> corpo non può rallegrarsi <strong>della</strong> malattia di un suo<br />

membro; è invece inevitabile che tutto patisca con lui e collabori<br />

a guarirlo. Nell'uno e nell'altro è la Chiesa; la Chiesa poi è Cristo.<br />

Quando dunque ti prosterni alle ginocchia dei fratelli, è Cristo<br />

che abbracci, è Cristo che preghi. E quando essi piangono sopra<br />

di te è Cristo che patisce, è Cristo che preea il Padre. È semDre<br />

facilmente ottenuto quello che chiede il Figlio » 40 .<br />

Si sa pure che, anticamente, il carattere comunitario del sacramento<br />

dell'ordine era reso anche più manifesto di oggi per l'intervento<br />

effettivo di tutta la comunità interessata nella designazione<br />

del candidato all'episcopato, al sacerdozio e al diaconato per una<br />

determinata chiesa.<br />

Nel rituale del sacramento del matrimonio l'espressione <strong>della</strong><br />

sua natura comunitaria si è sostanzialmente mantenuta intatta,<br />

anzi sotto un certo aspetto rafforzata, per la prescrizione <strong>della</strong><br />

38 Vedi per es., RIGHETTI III 131 ss.<br />

30 In Jesu Nave, Hom. V 6.<br />

40 De poenit. X 7.

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