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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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ANIME DEL PURGATORIO 323<br />

come popolo religioso, come Q'hal Jahweh, nel patto sigillato<br />

nel sangue dei vitelli ai piedi del Sinai, preceduto da uno scenario<br />

di maestà e di terrore, atto ad inculcare al popolo il più<br />

profondo rispetto. I cristiani, sono costituiti come Chiesa di Dio,<br />

nuovo popolo di Dio, nuovo Israele, dal nuovo patto nel sangue<br />

di Gesù. Così, chiunque entra nella Chiesa, si avvicina, non già<br />

a un monte materiale nello scenario di spavento e di terrore, ma<br />

si avvicina ad un monte spirituale, celeste, ben più maestoso e<br />

divinamente tremendo. È il monte santo <strong>della</strong> Sion sopratterrena,<br />

<strong>della</strong> Gerusalemme celeste. Ora, la Gerusalemme celeste è la città<br />

del Dio vivente dove sono gli angeli e i giusti già arrivati al termine<br />

del loro pellegrinaggio. A essi tutti, come alla città di cui<br />

fa già parte, si incammina, si avvicina ogni cristiano, nell'unità<br />

generale del regno di Dio : « Vi siete accostati al monte Sion, alla<br />

città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste, e alle miriadi di<br />

angeli, adunata liturgica festante (panégyris) e assemblea (ekklesia)<br />

di primogeniti iscritti nei cieli, e a Dio giudice di tutti e agli<br />

spiriti dei giusti resi perfetti (teteleiotnénon), arrivati a termine,<br />

e a Gesù mediatore del nuovo patto, e al sangue dell'aspersione<br />

che parla meglio di quello di Abele ».<br />

Si notino specialmente, in questo testo, i termini: avvicinarsi,<br />

panégyris, ekklesia, che prospettano la Gerusalemme celeste, e<br />

conseguentemente la stessa Chiesa su questa terra, sullo sfondo<br />

di un concetto liturgico: la Chiesa quaggiù è qualcosa che s'incammina,<br />

si avvicina in atto liturgico, come in processione, alla Gerusalemme<br />

celeste e fa già parte <strong>della</strong> celeste adunata liturgica<br />

festante assieme ai giusti già resi perfetti perché arrivati al termine<br />

<strong>della</strong> loro vita, e, assieme alle miriadi di angeli, tutti concittadini<br />

di una stessa città 1 .<br />

Nel presente paragrafo e nel seguente, non faremo altro che<br />

spiegare l'idea espressa in nuce in questo testo illustrando i rapporti<br />

<strong>della</strong> nostra <strong>liturgia</strong> terrestre e pellegrina col mondo dei<br />

giusti già arrivati al termine e con lo stesso mondo angelico.<br />

Comunione con le anime del purgatorio<br />

I giusti arrivati a termine devono considerarsi non solo i<br />

santi già nella gloria <strong>della</strong> visione beatifica, dei quali parla direttamente<br />

il testo dell'epistola agli ebrei, ma anche le anime del<br />

purgatorio. Sebbene queste, assolutamente parlando, non siano<br />

ancora arrivate al termine ultimo, pur tuttavia sono anime veramente<br />

salvate e sicure di raggiungere quella visione beata. La<br />

rivelazione insegna che anche con esse noi abbiamo una profonda<br />

1 Per il <strong>senso</strong> cultuale liturgico di tutta questa prospettiva, vedi C ipico,<br />

L'Épìtre aux hébreux I 227 ss; 280 ss; 311 ss; II 214 ss; 402 ss.

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