TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

150 CAP. IV - LITURGIA, SANTIFICAZIONE, CULTO
culto cristiano di Dio, anzi ogni sacramento ricevuto sia già esercizio
del culto cristiano, tuttavia non tutti i sacramenti sono allo
stesso modo o in ugual misura diretti al culto.
S. Tommaso connette in modo specialissimo il battesimo, la
cresima e l'ordine con l'aspetto cultuale dei sacramenti, e questo
a causa del carattere indelebile che questi tre sacramenti, e solo
essi, imprimono a colui che li riceve. Il rapporto speciale tra questi
tre sacramenti e il culto divino sta in questo, che il fine proprio
dèi carattere indelebile è appunto di abilitare direttamente al culto
cristiano. Il carattere del battesimo e della cresima 2B , per S. Tommaso,
abilitano direttamente al culto divino cristiano in quanto
questo culto consiste nel partecipare attivamente agli altri sacramenti
ed anzitutto all'eucaristia; nel riceverli, ma non in modo
puramente passivo. Il carattere dell'ordine abilita, invece, al culto
cristiano in quanto abilita a dare i sacramenti agli altri 30 .
Il culto cristiano non è altro, come spesso si è ripetuto, che
il culto stesso di Cristo a Dio, che Egli iniziò nella sua vita terrena,
principalmente sul Golgota, e che ora sempre continua quale sommo
sacerdote, mediatore tra Dio e gli uomini e capo del suo corpo
mistico che è la Chiesa. Il carattere sacramentale che deputa appunto
al culto cristiano, non può, dunque, fare altro che abilitare
l'uomo a partecipare al culto che Cristo, quale capo della Chiesa,
suo corpo mistico, rende a Dio. Ogni carattere sacramentale è
quindi una partecipazione al sacerdozio di Cristo.
« Il carattere, propriamente parlando, dice S. Tommaso, è un
certo marchio (signaculum). con cui si marchia una cosa in quanto
ordinata a qualche determinato fine; così si marchia il danaro
per l'uso dei consumi e i soldati sono segnati di marchio come
deputati alla milizia. Ora il fedele è deputato a due cose: anzitutto
e principalmente alla fruizione della gloria; e a questo fine è
segnato col marchio della grazia... Poi il fedele è deputato a ricevere
o a dare ad altri cose che riguardano il culto divino. A questo fine,
propriamente, mira il carattere sacramentale. Ora tutto il rito della
religione cristiana deriva dal sacerdozio di Cristo. È quindi chiaro
che il carattere sacramentale è, in modo speciale, il carattere di
Cristo, al cui sacerdozio i fedeli vengono configurati secondo i ca-
29 Per il battesimo non c'è difficoltà; anzi la cosa è fortemente accentuata
dalla prassi liturgica: solo i battezzati possono ricevere i sacramenti, e, anticamente,
solo i battezzati potevano assistere al sacrificio. Per la cresima una certa
difficoltà sussiste per il modo in cui, comunemente, oggi la si concepisce (così
anche in S. Tommaso che la dice ordinata all'eucarestia: « Ut homo non vereatur
se subtrahere a tali sacramento », Summa III q 65 a 3. Nello stesso S. Tommaso
ci sono esitazioni intorno alla finalità propria del carattere della cresima
(Cfr. Summa III q 72 a 5). Nell'uso antico, invece, questa difficoltà sembra non
esserci: poiché, in quest'uso, la cresima era sempre ricevuta dopo il battesimo
e prima della comunione (per es., nella notte del sabato santo. Vedi anche l'uso
sempre persistente presso i greci, anche per i bambini). Così nell'antichità la
cresima appariva veramente una parte essenziale dell'iniziazione e dunque dell'abilitazione
cristiana al culto divino dell'eucaristia.
30 Cfr. Summa III q 63 a 6.