TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

DOGMA E FEDE 501
gli organi sani, sono tutte condizioni previe, ma non sono ciò che
intrinsecamente e formalmente attua la visione dell'occhio — così
l'atto di fede divina è un'adesione dell'intelletto intrinsecamente
e formalmente determinata dall'autorità di Dio rivelante e da niente
altro.
Che ci consti che Dio ha rivelato la verità a cui si aderisce nella
fede divina è una condizione previa indispensabile per poter dare
l'adesione, ma non è l'elemento intrinseco determinante della fede
stessa, perché, se fosse diversamente, questa si trasformerebbe in
adesione di scienza, che è un tutt'altro tipo di adesione intellettuale.
Però che ci consti che Dio ha rivelato è condizione previa veramente
indispensabile, diversamente l'adesione di fede sarebbe un
assenso cieco e irrazionale, ciò che non può essere nella fede divina.
I mezzi per i quali veniamo a conoscere in qualche modo che Dio
ha rivelato una verità, sono anch'essi condizioni previe all'atto di
fede, mezzi che vi conducono, e non già l'elemento intrinseco determinante
di quest'atto stesso. Così, per esempio, per i contemporanei
di Cristo, i miracoli che Egli faceva per convincerli che era veramente
l'inviato di Dio e che la dottrina che insegnava era d'origine
divina. Essi si chiamano in teologia motivi di credibilità 23 .
Ulteriormente, bisogna ricordarsi della distinzione tra fede divina
in genere e fede divina e cattolica. Quando a uno consta in modo
certo, sia pure per mezzo di una rivelazione privata o per mezzo
di un suo ragionamento privato, che Dio ha veramente rivelato
una verità, è obbligato di aderire a questa verità a causa dell'autorità
di Dio rivelante, e il suo atto di fede sarà sempre per ciò stesso
un atto di fede divina. Però, nel caso di una rivelazione privata
o di una sua altra persuasione privata, quest'atto di fede obbliga
lui solo, personalmente. La sua fede è bensì divina, ma privata.
Invece, perché l'atto di fede divina obblighi tutti i credenti
indistintamente, è previamente necessario che la dottrina sia proposta
dal magistero infallibile della Chiesa come rivelata da Dio.
Se si verifica questa proposizione per ciò stesso tutti i credenti,
sotto pena di naufragio nella fede, devono aderire a quella verità,
formalmente in virtù dell'autorità di Dio rivelante. Questa fede,
perciò, è detta fede divina e cattolica 24 . £ questa la fede propria
dovuta ai dogmi formalmente proposti come tali. In questa fede
divina e cattolica la proposizione del magistero infallibile è, per
il credente, solo una condizione previa perché possa essere certo
23 Per questo i teologi, intorno all'atto di fede, distinguono motivo della
fede (autorità di Dio rivelante e nient'altro), e motivi di credibilità che sono
solò condizioni previe all'atto di fede. Avere conoscenza che Dio ha rivelato è
condizione previa come motivo di credibilità. Così i teologi dicono che la rivelazione
stessa, intesa in senso passivo — posizione ad extra del segno che manifesta
la volontà di Dio — è solo condizione previa per mezzo della quale veniamo
alla conoscenza dell'intrinseca volontà di Dio che si manifesta.
24 Non intendo parlare qui di ciò che alcuni teologi chiamano fede ecclesiastica,
perché altri, e, mi pare, più giustamente, negano l'esistenza di tale
tipo di fede.