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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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442 CAP. XIV - LITURGIA E SCRITTURA<br />

in voi, che avete da Dio e non siete di voi stessi, perché siete stati<br />

comprati a caro prezzo? Glorificate dunque Iddio nel vostro corpo »<br />

(ICor 6,15 ss).<br />

Nello stesso modo gli ammonimenti di vita santa e di buone<br />

opere che fa l'Antico Testamento al pio israelita, sono letti nella<br />

<strong>liturgia</strong> alla luce del discorso <strong>della</strong> montagna (Mt 5-7,27) e <strong>della</strong> teologia<br />

di S. Paolo e di S. Giovanni. In specie i temi <strong>della</strong> preghiera,<br />

dell'elemosina, del digiuno, così frequenti nell'Antico Testamento,<br />

sono conservati nella nuova economia, ma approfonditi alla luce <strong>della</strong><br />

dottrina e degli esempi di Gesù (Mt 6,1-7,23): i quaranta giorni nel<br />

deserto, la sua vita di preghiera; nonché alla luce <strong>della</strong> dottrina <strong>della</strong><br />

grazia, del corpo mistico, dell'espiazione, dell'assimilazione a Cristo.<br />

La necessità dell'elemosina è così spiegata da S. Giovanni : « Noi<br />

sappiamo che siamo stati trasportati dalla morte alla vita perché<br />

amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Chiunque odia<br />

il proprio fratello è omicida; e voi sapete che nessun omicida ha la<br />

vita eterna dimorante in sé. Da questo abbiamo conosciuto la carità<br />

di Dio, perché Egli ha dato la sua vita per noi; e così noi dobbiamo<br />

dare la nostra vita per i fratelli. Ora, se uno avrà dei beni di questo<br />

mondo e, vedendo il suo fratello nella necessità, gli chiuderà^il proprio<br />

cuore, come la carità di Dio dimora in lui? Figliuolini miei non<br />

amiamo a parole e con la lingua, ma con l'opera e la verità »<br />

(lGv 3,14-18).<br />

Ed è effettivamente ih questo spirito che i precetti e gli ammonimenti<br />

morali e di vita santa dell'Antico Testamento sonò ripetuti<br />

nella <strong>liturgia</strong>. Così, per esempio, quando il decalogo viene letto<br />

nell'epistola <strong>della</strong> messa del mercoledì dopo la III domenica di<br />

quaresima, e del mercoledì dopo la domenica di passione, giorni di<br />

scrutinio per i catecumeni che aspiravano al battesimo il sabato<br />

santo. In specie nella messa del mercoledì dopo la III domenica di<br />

quaresima, la lettura del vangelo (Mt 15,1-20), con la forte accentuazione<br />

<strong>della</strong> base anzitutto interna dell'osservanza del decalogo,<br />

interpreta il decalogo stesso, letto nell'epistola, alla luce del discorso<br />

<strong>della</strong> montagna. Nello stesso modo i continui appelli che fa la <strong>liturgia</strong><br />

<strong>della</strong> quaresima con le parole stesse dell'Antico Testamento,<br />

alla preghiera, al digiuno, all'elemosina, alla penitenza, alle buone<br />

opere in genere, hanno, nel quadro del Nuovo Testamento e <strong>della</strong><br />

<strong>liturgia</strong>, un <strong>senso</strong> immensamente più profondo di quello che potevano<br />

avere per i giudei, visti come sono sullo sfondo dell'economia<br />

di Cristo, dell'essere cristiano come lo descrivono in specie S. Paolo<br />

e S. Giovanni, e <strong>della</strong> futura escatologia.<br />

Anche i precetti liturgici dell'Antico Testamento sono ripetuti<br />

nella <strong>liturgia</strong>, con riferimento alla realtà eristica ed ecclesiale come<br />

si verifica nella <strong>liturgia</strong> stessa. Così quando il venerdì santo (e in<br />

quella che era la IX profezia del sabato santo) si leggono dall'Esodo<br />

12,1-11 i precetti intorno alla celebrazione liturgica <strong>della</strong> pasqua giudaica,<br />

è chiaro che il <strong>senso</strong> di quei precetti liturgici è visto sullo<br />

sfondo dell'immolazione del Golgota e del suo prolungamento incruento<br />

nella messa.

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