31.05.2013 Views

TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

IL SEGNO NELLA LITURGIA 57<br />

questa situazione invisibile. Che forse con questo s'intende ricondurre<br />

l'uomo moderno all'arbitrario ed ingenuo pansimbolismo<br />

liturgico medievale d'un Amalario o di un Durando?<br />

II criterio <strong>della</strong> sua esistenza ed interpretazione<br />

Sebbene nella <strong>liturgia</strong> tutto abbia valore di segno non tutto<br />

significa qualsiasi cosa e non siamo affatto abbandonati all'arbitrario<br />

e al fantastico nella determinazione dell'esistenza e del valore<br />

preciso dei singoli segni.<br />

Notiamo, anzitutto, che il segno liturgico non è mai semplicemente<br />

un segno naturale, ma che nella <strong>liturgia</strong> si tratta sempre<br />

di segni liberi, cioè, determinati a significare le cose che significano,<br />

dalla libera e positiva volontà di Dio o <strong>della</strong> Chiesa. Le realtà invisibili<br />

di cui i segni sono l'espressione sensibile nella <strong>liturgia</strong>, sono<br />

le realtà soprannaturali <strong>della</strong> vita divina che Dio comunica alla<br />

Chiesa e del culto soprannaturale e cristiano che la Chiesa rende<br />

a Dio come partecipazione al culto che Cristo stesso rende a Dio.<br />

Ora, nessuna cosa sensibile è segno semplicemente naturale di cotali<br />

realtà, come il fumo è segno del fuoco o un certo grido è segno del<br />

dolore, perché la realtà soprannaturale trascende l'ordine del sensibile.<br />

L'immersione e l'emersione dall'acqua è uno sparire e un<br />

riapparire, ma non significa naturalmente la morte al peccato e la<br />

risurrezione alla vita soprannaturale in Cristo. L'abluzione dell'acqua<br />

significa bensì naturalmente la purificazione fisica, ma non<br />

già la purificazione dal peccato. Un'assemblea non significa naturalmente<br />

la convocazione di Dio nel Cristo Gesù, un radunamento<br />

«nel nome » di Cristo. Un abbraccio non significa naturalmente<br />

l'amore fraterno in Cristo. Un inchino non significa naturalmente<br />

il culto a Dio in Cristo.<br />

In tutto questo, dunque, deve sempre intervenire la libera positiva<br />

volontà di Dio o <strong>della</strong> Chiesa che proprio con questi segni<br />

vogliono esprimere tali precise realtà e non altre. Un uomo o anche<br />

parecchi uomini a titolo di persone private non hanno autorità<br />

per determinare l'essere e il significato dei segni liturgici, non solo<br />

quando si tratta del sacrificio e dei sette sacramenti nella loro<br />

sostanza, nel qual caso l'unico competente è Dio, perché i sette<br />

sacramenti sono anzitutto strumenti di Dio, ma nemmeno quando<br />

si tratta dei rimanenti segni liturgici. In quest'ultimo caso l'unica<br />

competente è la Chiesa, non già per delega di uomini, ma per<br />

autorità ricevuta da Dio, nella sua struttura gerarchica autoritativa.<br />

Tale competenza non spetta mai a un uomo privato come<br />

tale. E questo perché la <strong>liturgia</strong> come culto, è azione <strong>della</strong> Chiesa<br />

e, quindi, i segni, nei quali si esprime sensibilmente il culto liturgico,<br />

sono segni <strong>della</strong> Chiesa e non di un privato. Non già che<br />

siano o possano essere estranei agli individui — questione <strong>della</strong><br />

relazione tra individuo e Chiesa nel culto, che sarà trattata a suo

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!