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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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GIUDIZIO CONCLUSIVO 535<br />

tradotta nei nostri manuali abituali, genera oggi in tutti i competenti<br />

di teologia biblica, di teologia storica e anche di teologia liturgica.<br />

La lettura e lo studio di queste fonti <strong>della</strong> teologia fatti, grazie<br />

a Dio, ormai sempre più generalmente, con l'intento primario di pe-.<br />

netrarne semplicemente, per quanto è possibile, tutte le ricchezze<br />

in se stesse e per se stesse considerate, rende acuta la percezione che<br />

la teologia positivo-scolastica, in specie dei manuali, anche a parte<br />

gli appunti d'ordine storico critico che le si possono muovere in diversi<br />

particolari, non assimila debitamente tutto il materiale a disposizione<br />

nelle fonti e non ne rende conto sufficiente nella sua<br />

sintesi generale.<br />

Giudizio conclusivo<br />

È in questa prospettiva generale che possiamo finalmente dare<br />

un giudizio sulla questione dell'uso <strong>della</strong> <strong>liturgia</strong> nella teologia sintetica<br />

generale positivo-scolastica. A guardare le cose da vicino, la<br />

teologia positivo-scolastica ha considerato nella <strong>liturgia</strong> due sole<br />

questioni. Nel quadro <strong>della</strong> metodologia teologica generale di Melchior<br />

Cano si è chiesto che tipo di loàus theologicus sia la <strong>liturgia</strong>;<br />

e ha risposto in sostanza: la <strong>liturgia</strong> è un locus theologicus che è<br />

incluso in quello più generale del magistero ordinario; per mezzo<br />

del quale dunque, osservando certe regole, si può determinare ciò<br />

che intorno a una questione insegna il magistero ordinario e ciò<br />

che professa il popolo cristiano che accetta quel magistero. Poi,<br />

nel resto dei trattati teologici, la teologia positivo-scolastica si è<br />

interessata alla <strong>liturgia</strong> soltanto come a elemento <strong>della</strong> tradizione<br />

per mezzo del quale può essere possibile provare, per via puramente<br />

storica, in specie contro i protestanti, l'apostolicità di una<br />

data dottrina o di un dato uso nella Chiesa.<br />

Ora, è evidente da quanto abbiamo spiegato fin qui che vedere<br />

nella <strong>liturgia</strong> queste due sole questioni significa, tra le enormi ricchezze<br />

teologiche che essa racchiude, interessarsi a due aspetti reali<br />

ma secondari e, tutto sommato, di scarso valore e di scarsa utilità<br />

nella sintesi teologica. Sappiamo infatti che la <strong>liturgia</strong>, come elemento<br />

dal quale si possa determinare ciò che il magistero propone<br />

didatticamente, ha scarsa importanza perché ne è, per natura sua,<br />

una manifestazione assai indiretta, e che, per precisarne il <strong>senso</strong><br />

e il grado autoritativo è praticamente necessario, in ogni caso, ricorrere<br />

a tutte le altre fonti <strong>della</strong> teologia, in specie alle manifestazioni<br />

dirette dello, stesso magistero, specialmente nei suoi interventi<br />

straordinari e solenni.<br />

Sappiamo pure che la <strong>liturgia</strong>, come elemento per provare per<br />

sola via storica l'apostolicità di una dottrina o di un uso nella<br />

Chiesa, è di secondaria importanza e utilità nella sintesi teologica<br />

generale per le due ragioni principali che, o per la sola <strong>liturgia</strong> questa<br />

prova non si può fare, o, se si può fare, per lo più, si può fare anche

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