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TEOLOGIA.RELIGIONE. Vagaggini C. - Il senso teologico della liturgia

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TRINITÀ NELLE ORAZIONI 217<br />

pliamento dette origine alla formula più evoluta di tutte: Per<br />

Dominum nostrum lesum Christum (filium tuum), qui tecum vivit<br />

et regnat in unitate Spiritus Sancti (Deus) per omnia saecula saeculorum.<br />

Si discute del <strong>senso</strong> preciso <strong>della</strong> clausola: in unitate<br />

Spiritus Sancti, la quale, come si sa, ritorna nella dossologia conclusiva<br />

del canone romano. Sebbene non tutto sia ancora chiarito 38 ,<br />

per le orazioni la spiegazione più probabile sembra si debba ricercare<br />

nella linea proposta dal P. Botte: l'ampliamento <strong>della</strong> vecchia<br />

conclusione in quella più lunga fu cagionato dalla preoccupazione<br />

<strong>della</strong> polemica antiariana. Abbiamo visto come le orazioni liturgiche<br />

nell'antichissima loro struttura non solo consideravano le<br />

persone divine nella visuale predominante <strong>della</strong> loro reale distinzione,<br />

ma ciò facevano altresì vedendole anzitutto nei loro rapporti<br />

ad extra secondo lo schema a, per, in, ad. E in questo stesso si fermavano<br />

massimamente al solo Padre e al Figlio incarnato sempre<br />

menzionati, mentre lo Spirito Santo non lo era sempre.<br />

In polemica contro l'eresia ariana, senza mutar nulla all'antica<br />

tradizione riguardo al principio e al corpo dell'orazione, se ne ampliò<br />

la conclusione nominandovi le tre persone, trasportando l'attenzione<br />

dal piano direttamente extratrinitario a quello <strong>della</strong> vita<br />

e del regno intratrinitario e dal piano in cui predomina la loro<br />

distinzione a quello in cui predomina la loro unità e uguaglianza.<br />

Così, dopo le parole tradizionali: per Christum Dominum nostrum<br />

(o per Dominum nostrum lesum Christum) si aggiunse una formula<br />

che esprimesse l'idea che Cristo, il Figlio del Padre, vive (vive<br />

e regna) eternamente assieme al Padre e allo Spirito Santo. Le<br />

formule per esprimere ciò furono varie nei particolari. Comunque,<br />

sembra certo che l'espressione: cum Spiritu Sancto, precedesse<br />

quella di: in unitate Spiritus Sancti e che — verso il 420-430 — da<br />

quella si passasse a questa, ciò che nella seconda metà del secolo<br />

V fu accettato rapidamente e un po' ovunque in Occidente, eccettuato<br />

in Spagna.<br />

Da tutto questo, nonostante la difficoltà di questa clausola in<br />

unitate Spiritus Sancti il cui <strong>senso</strong> non era più percepito sin dal<br />

principio del secolo VI, sembra che il significato dell'intera formula<br />

ampliata sia : « Per il Signore nostro Gesù Cristo, tuo Figliolo, il<br />

quale con te vive e regna nell'unità <strong>della</strong> natura divina che avete<br />

assieme allo Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli ». In specie<br />

il riawicinamento con certe conclusioni che ricorrono in Arnobio<br />

il giovane, vissuto a Roma e morto verso il 450, indirizzano l'interpretazione<br />

in questo <strong>senso</strong> 39 .<br />

38 Vedi la discussione in JUNGMANN, Die Stellung... p. 179 ss (2 S ed. p. XVI*-<br />

XVII*); Missarum sollemnia ed. ital. Marietti 1954 II 203 s; B. BOTTE, L'ordinaire<br />

de la messe, Paris-Louvain 1953 p. 133 ss.<br />

39 Rilevate dal Botte Le. p. 136 : « Per ipsum Dominum nostrum lesum<br />

Christum, qui regnat in unitate Patris et Spiritus Sancti in saecula saeculorum ».<br />

« Qui regnat cum Patre et Spiritu Sancto, in unitate deitatis ». Niente, comunque,<br />

autorizza a vedere nella clausola la teoria specificamente agostiniana che<br />

nella Trinità lo Spirito Santo è l'unità tra il Padre e il Figlio.

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