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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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ottega di ferramenta del fratello del Riccobono, allo scopo di farsi segare le canne di un<br />

fucile; in tale luogo egli aveva incontrato “Saro” Riccobono che gli aveva chiesto<br />

spiegazione sul conto di alcuni furti perpretati nella zona di Partanna-Mondello; in tale<br />

occasione Mutolo, accattivandosi le simpatie del Riccobono, gli aveva riferito il consiglio<br />

ricevuto da Salvatore Riina e della sua intenzione di non fare nulla che potesse nuocergli.<br />

Da quel momento era, così, iniziata un’intensa frequentazione tra i due sfociata di lì<br />

a poco nell’iniziazione del Mutolo per iniziativa dello stesso Riccobono, di cui il neo-<br />

affiliato era successivamente diventato uno degli uomini piu’ fidati (cfr. ff. 7 e 8 trascr. cit).<br />

Nei brevi intervalli di tempo in cui il Mutolo era rimasto in stato di libertà aveva<br />

avuto occasione di incontrarsi con il Riina, sia a Monreale che presso una masseria in<br />

S.Giuseppe Jato, prestandosi anche a fargli da autista.<br />

Il 21/9/1969, nuovamente tratto in arresto, era riuscito a farsi trasferire presso<br />

l’Ospedale Psichiatrico Giudiziario di Barcellona Pozzo di Gotto, insieme a Paolo Bontate,<br />

Ignazio Gnolfo ed altri personaggi mafiosi.<br />

Il Mutolo ha spiegato che in quel periodo i mafiosi erano soliti farsi dichiarare semi-<br />

infermi di mente, al fine di usufruire di sconti di pena considerevoli, grazie ai referti di<br />

alcuni medici compiacenti e lui stesso, nel caso in oggetto, grazie all’intercessione di tale<br />

Gaetano Carini, “uomo d’onore” della famiglia di Porta Nuova (compare di Michele<br />

“Cavataio” ed imputato per la strage di V.le <strong>La</strong>zio), che era molto amico del prof. Madia,<br />

era riuscito ad ottenere una perizia che lo aveva riconosciuto semi-infermo di mente (cfr. ff.<br />

12 e 13 trascr. cit.).<br />

Nel 1973, quando il Mutolo era uscito dal carcere, aveva cercato di rintracciare, per<br />

il tramite di un suo cognato, il Riccobono che in quel periodo si trovava nellla zona di<br />

Napoli.<br />

Stabilito il contatto, il Riccobono gli aveva affidato l’incarico di accompagnare la<br />

madre a Napoli, dove, di lì a poco il Mutolo si era trasferito.<br />

Dopo pochi giorni di permanenza in tale città, in cui il collaborante era stato inserito<br />

dal Riccobono nell’ambiente delinquenziale facente capo ai Nuvoletta, il Mutolo insieme ad<br />

altre due persone, tali Vaccaro e Gioacchino Di Bella, era stato tratto in arresto perchè in<br />

possesso illegale di armi e, ristretto in carcere per circa 40 giorni dopo la condanna con rito<br />

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