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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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di Palermo, concernente l’omicidio di Salvatore Lima (cfr.pagine 1-19 e 20 del predetto<br />

interrogatorio acquisite all’udienza del 22/9/1995 giusta ordinanza in data 19/5/1995). Ora<br />

dalla lettura delle pagine del predetto verbale è emerso che l’interrogatorio in questione<br />

aveva avuto inizio alle h. 10 del 3 Aprile 1993 ed era stato concluso alle h. 1,00 del 4 Aprile<br />

1993. Nel corso di tale interrogatorio protrattosi per quindici ore consecutive erano state<br />

verbalizzate complessivamente n°20 pagine e la domanda concernente l’odierno imputato<br />

risulta essere stata verbalizzata nella parte finale del foglio n° 18, seguito dal foglio n° 19<br />

comprendente ulteriori domande e dal foglio conclusivo n°20 contenente poche righe e le<br />

sottoscrizioni finali.<br />

<strong>La</strong> risposta data dal collaborante alla domanda riguardante l’odierno imputato, era<br />

stata del seguente tenore letterale “ Di Contrada non ricordo praticamente nulla che possa<br />

avere interesse processuale. Con tanti nomi di poliziotti potrei anche confondermi”.<br />

Da tali risultanze si evince che l’Autorità Giudiziaria italiana, recatasi per la prima<br />

volta in U.S.A. ad interrogare il Mannoia nell’ambito di una rogatoria internazionale<br />

concernente l’omicidio Lima, posta per la prima volta dinanzi ad una “preziosa occasione”<br />

di avere dal Mannoia un contributo investigativo su vicende in ordine alle quali aveva<br />

inizialmente manifestato la propria reticenza, lo aveva sottoposto ad un esame estenuante sia<br />

per il numero di ore di esecuzione dell’atto istruttorio che per l’ampio raggio dei fatti su cui<br />

il collaborante era stato interrogato (la stessa domanda in ordine al dott. Contrada ed altre<br />

successive - v. omicidio Reina - verbalizzate in quel contesto, appaiono esulare dallo<br />

specifico oggetto di indagine oggetto della rogatoria). Alla specifica domanda concernente<br />

l’odierno imputato il Mannoia aveva risposto con una frase con cui faceva riferimento ad<br />

una difficoltà mnemonica di ricostruzione delle proprie conoscenze e ad una possibilità di<br />

errore rispetto a vicende concernenti altri poliziotti (“non ricordo” - “potrei anche<br />

confondermi”). Al riguardo va rilevato che nel medesimo contesto narrativo allorchè il<br />

collaborante aveva dichiarato di non avere alcuna conoscenza nella materia trattata aveva<br />

invece usato una frase dal differente tenore letterale (“Non so nulla circa gli esecutori<br />

materiali dell’omicidio di Michele Reina”v. f. 19). Pertanto, la risposta fornita dal<br />

collaborante con riferimento all’odierno imputato, appare sintomatica di una sua precisa<br />

scelta di non approfondire l’argomento proposto, non per carenza di informazioni sul punto,<br />

bensì per difficoltà di lucida messa a fuoco dei propri ricordi sullo specifico oggetto,<br />

difficoltà aggravata dalla possibilità, espressamente dedotta dal dichiarante, di potersi<br />

“confondere” in relazione ad altre posizioni riguardanti poliziotti.<br />

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