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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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di Sindona e del Gambino.<br />

E’ ulteriormente significativo che, il mafioso Stefano Bontate, secondo le concordi<br />

dichiarazioni rese da piu’ collaboratori di giustizia, in stretto contatto con l’imputato, sia<br />

risultato l’artefice di un disegno di collegamento occulto tra “Cosa Nostra” e la massoneria<br />

irregolare e che secondo le riscontrate dichiarazioni rese dal collaborante Rosario Spatola,<br />

nell’ambito del procedimento celebratosi a Marsala concluso con sentenza irrevocabile<br />

acquisita in atti, proprio nell’estate del 1979, aveva partecipato ad un vertice massonico<br />

nell’abitazione di Caro Federico cui erano stati presenti anche il Sindona e Miceli Crimi.<br />

Dalle dichiarazioni rese dal collaboratore di giustizia Tommaso Buscetta, riscontrate nell'<br />

ambito del primo maxiprocesso, risulta inoltre che il Bontate aveva partecipato ad altra<br />

riunione a Palermo con Inzerillo Salvatore e Sindona Michele nel corso della quale il<br />

finanziere "aveva richiesto l' intervento armato della mafia per il suo progetto di un golpe<br />

separatista" (cfr. pagg. 1621 e segg., tomo 8, sent. di 1° grado maxi-uno, cit.).<br />

In tale disegno criminale si è, quindi, inserito il significativo apporto dell’imputato,<br />

posto in essere proprio dall’interno delle istituzioni che avrebbero dovuto perseguire tali<br />

allarmanti fenomeni delinquenziali: infatti anche in questa occasione, come già in altre,<br />

l'imputato ha mostrato di attivarsi redigendo il 21 Ottobre 1979 un rapporto in seguito al<br />

quale il 30 Ottobre successivo è stato emesso dal G.I. Imposimato un provvedimento di<br />

arresto, ma quando era stata rilevata la presenza a Palermo del Gambino, grazie alla solerte<br />

iniziativa assunta da un maresciallo della P.S., ed avendone il dott. De Luca suggerito<br />

l’arresto il 12 Ottobre, il dott. Contrada, che nella sua qualità di dirigente di entrambi gli<br />

organismi di P.G. a Palermo manteneva i contatti con l’A.G. romana, gli aveva detto di<br />

rilasciarlo mentendogli in ordine all’esistenza di un accordo intercorso in tal senso con il<br />

G.I. di Roma titolare dell’inchiesta; in tal modo egli era riuscito a favorire il definitivo<br />

allontanamento dall’Italia del Gambino, rivelatosi decisivo anche ai fini dell’espatrio dello<br />

stesso Sindona il 13 Ottobre 1979 (cfr. ff. 159 e ss. sent. Turone cit.); in tal modo erano<br />

rimasti ineseguiti in Italia sia il mandato di cattura emesso dal G.I. Imposimato il 30 Ottobre<br />

(come già s' è detto) sia il provvedimento di arresto emesso nei confronti del Gambino nel<br />

corso dell’operazione di Polizia del Maggio 1980, cui tante resistenze aveva opposto<br />

l’odierno imputato e che era diretta tra gli altri a perseguire anche i complici siciliani di<br />

Sindona.<br />

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