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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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che in modo altrettanto puntuale ed attendibile hanno consentito di ricostruire tutti i<br />

passaggi del travagliato “iter” percorso dal collaborante, indice della genuinità della sua<br />

scelta, per giungere alla definitiva ed irrevocabile decisione di dissociarsi da “Cosa Nostra”.<br />

Tra queste testimonianze deve, in primo luogo, essere presa in esame quella del<br />

colonnello dei Carabinieri, Domenico Di Petrillo escusso all’udienza del 20/9/1994.<br />

Il col. Di Petrillo, in servizio presso la D.I.A. dalla metà del mese di Febbraio del<br />

1992, che all’interno di tale organismo ha svolto le funzioni di responsabile del Centro di<br />

Roma, ha dichiarato di avere ricevuto fin dall’assunzione di tali funzioni, da parte del<br />

Reparto Investigazioni Giudiziarie, l’incarico di verificare la possibilità di una formale<br />

collaborazione da parte del detenuto Gaspare Mutolo, in modo da assicurare riservatezza e<br />

sicurezza all’operazione (cfr. ff. 1 e 2 ud. cit.) .<br />

In occasione del conferimento del predetto incarico, il Questore Micalizio, dirigente<br />

all’epoca del Reparto Investigazioni Giudiziarie, lo informò del contatto che Mutolo aveva<br />

avuto con il dott. Falcone nonchè del successivo incontro che il detenuto aveva avuto, in<br />

data 29/1/1992, con il dott. De Gennaro all’interno del Centro Clinico di Pisa, annesso alla<br />

locale struttura carceraria, dove lo stesso era stato trasferito proveniente dal carcere di<br />

Spoleto (cfr. ff. 7-8-11 e 20 ud. cit.).<br />

Il teste ha dichiarato, altresì, di essere stato informato che, già dagli inizi del mese di<br />

Febbraio, e quindi ancor prima dell’assunzione del suo incarico alla D.I.A., la Procura di<br />

Palermo, a livello dei suoi vertici, era stata informalmente tenuta al corrente dei contatti in<br />

corso con il detenuto Mutolo (cfr. ff. 8 e 12 ud. cit.).<br />

Appresa la notizia della volontà, espressamente manifestata da Mutolo, di non avere<br />

altri contatti con funzionari della D.I.A., fintantocchè fosse rimasto all’interno di strutture<br />

carcerarie, in quanto tali incontri avrebbero certamente esposto sia il Mutolo che i suoi<br />

familiari, in quel periodo parimenti detenuti, a gravissimi rischi per la propria sicurezza<br />

personale, il col. Di Petrillo ha dichiarato di avere avviato, in un primo momento, contatti<br />

con la Procura di Civitavecchia, titolare del procedimento in materia di traffico di<br />

stupefacenti per il quale sia Mutolo che la moglie Santina De Caro erano stati tratti in<br />

arresto, al fine di individuare un’occasione propizia ad un contatto diretto con Mutolo che<br />

non fosse pregiudizievole per la sua sicurezza e che potesse, al contempo, consentirne di<br />

vagliare l’ effettiva volontà di collaborazione (cfr. ff. 3-4-7-9-10-13-15-16 e 22 ud. cit).<br />

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