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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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seguito del mandato di cattura emesso nei suoi confronti nel 1984 dall’Ufficio Istruzione di<br />

Palermo e successivamente tratto in arresto nel Marzo del 1985 (cfr. ff.13-14- e 36 dep.<br />

Obinu ud. cit.). Il notevole ruolo svolto da tale personaggio all’interno di “Cosa Nostra” ,<br />

già emerso nell’ambito del c.d. primo Maxi processo, è stato suffragato da numerose<br />

condanne a suo carico, molte delle quali già definitive, emesse da diverse autorità<br />

giudiziarie: in data 26/10/1989 è stato condannato dalla Corte di Appello di Roma, alla pena<br />

di anni 12 di reclusione per violazione alla disciplina degli stupefacenti; la Corte di Assise<br />

di Palermo (proc.maxi 1) lo ha condannato alla pena di 23 anni di reclusione in ordine al<br />

reato di associazione per delinquere ed associazione finalizzata al traffico di stupefacenti; la<br />

Corte di Assise di Appello di Firenze, in data 14/3/1992, lo ha condannato alla pena, già<br />

definitiva, dell’ergastolo, per strage continuata in concorso, banda armata ed attentato per<br />

finalità terroristiche (cfr. dep. Obinu ff. 13 e ss.). Già raggiunto da gravi accuse, a seguito<br />

delle propalazioni di Vitale Leonardo, è stato concordemente indicato dal Buscetta e dal<br />

Contorno come membro della “Commissione” di “Cosa Nostra” e uno dei personaggi di<br />

maggior spicco della c.d. “mafia vincente” nonchè uno degli alleati piu’ importanti dei<br />

corleonesi a seguito della guerra di mafia dei primi anni ‘80 (cfr. ff. 4294 e ss. tomo 23<br />

sentenza primo grado Maxi1 già cit.). Dopo essere uscito indenne dal processo scaturito<br />

dalle rivelazioni del Vitale, il Calò aveva cominciato a gravitare sul territorio di Roma,<br />

mantenendo tuttavia strettissimi legami con Palermo e con “Cosa Nostra” ed acquisendo<br />

notevoli disponibilità finanziarie.<br />

Giovanni Lipari, anch’egli condannato ad una grave pena definitiva in ordine ai reati<br />

di associazione mafiosa e associazione finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti,<br />

nell’ambito del primo maxi processo, è stato indicato dal collaboratore Buscetta Tommaso,<br />

quale “uomo d’onore” e vice-capo della “famiglia” di Porta Nuova; tali dichiarazioni hanno<br />

ricevuto conferma in quelle rese da Salvatore Contorno e da Anselmo Salvatore, che lo<br />

hanno segnalato come uno dei principali fornitori di droga nel quartiere Zisa-Danisinni ove<br />

aveva costruito anche un immobile e che frequentava assiduamente per i suoi traffici che gli<br />

avevano consentito di accumulare un ingente patrimonio nonostante l’assenza di attività<br />

lavorative idonee a giustificare i suoi guadagni (cfr. ff. 5646 - tomo 30 sent. primo grado<br />

maxi 1 cit. e dep. Obinu f. 14 ud. cit) .<br />

Sia il Calò che il Lipari, citati nell’ambito dell’odierno procedimento su richiesta<br />

della difesa ai sensi degli artt. 195 e 210 c.p.p., all’udienza del 14/10/1994 si sono avvalsi<br />

della facoltà di non rispondere.<br />

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