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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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Verifica dell’attendibilità estrinseca delle dichiarazioni rese dal collaboratore di<br />

giustizia Giuseppe Marchese.<br />

Le dichiarazioni di Giuseppe Marchese sono tra le piu’ significative acquisite nel<br />

presente processo per varie ragioni, ed infatti egli è il primo collaboratore di giustizia<br />

appartenente allo schieramento dei corleonesi dissociatosi da “Cosa Nostra” e, quindi, in<br />

grado di riferire quanto appreso sull’odierno imputato dall’interno del gruppo uscito<br />

vincente dalla “guerra di mafia” dei primi anni ‘80; in base a tale sua collocazione<br />

all’interno dell’organizzazione criminale ha dimostrato di potere informare su fatti<br />

personalmente vissuti accanto a personaggi di notevole spessore mafioso posti ai vertici del<br />

predetto schieramento, tra i quali, oltre ai componenti della propria famiglia di sangue, lo<br />

stesso Riina Salvatore ed i Greco; per tale motivo è stato in grado di confermare quanto<br />

dichiarato dal Cancemi in ordine alla ”appropriazione” da parte dei corleonesi dei rapporti<br />

con gli esponenti delle Istituzioni, precedentemente cooptati dagli esponenti della strategia<br />

“morbida” all’interno di “Cosa Nostra” (cfr. Bontate); ha riferito sul conto dell’imputato<br />

specifici episodi, di particolare pregnanza probatoria, che convergono con il contenuto delle<br />

propalazioni rese dagli altri collaboratori di giustizia.<br />

Il primo episodio riferito si colloca all’inizio del 1981, prima dell’omicidio di<br />

Stefano Bontate (Aprile 1981) che è il delitto eclatante da cui ha preso l’avvio la “guerra di<br />

mafia”.<br />

In tale epoca il Marchese era già stato formalmente affiliato a “Cosa Nostra” e,<br />

nonostante la sua giovane età, il suo ruolo di “uomo di fiducia” di Riina Salvatore era già<br />

ampiamente consolidato ed ulteriormente rafforzato dall’avvenuto arresto del fratello<br />

Antonino nel Luglio del 1979 e del Leoluca Bagarella nel Dicembre dello stesso anno.<br />

Frequentava assiduamente insieme allo zio Filippo la tenuta dei Greco della “Favarella” ed<br />

era tra i pochi “uomini d’onore” al corrente dei luoghi in cui il Riina trascorreva la sua<br />

latitanza.<br />

Ha ricordato che un giorno lo zio Filippo lo aveva preso in disparte, dopo avere<br />

avuto una breve riunione con i fratelli Michele e Salvatore Greco e con “Pino” Greco,<br />

comunicandogli che vi era l’urgenza di andare ad avvisare Salvatore Riina di una notizia<br />

fatta pervenire dal dott. Contrada (“ mio zio Filippo mi tirò da parte e mi disse : di andare<br />

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