07.06.2013 Views

PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

SHOW MORE
SHOW LESS

You also want an ePaper? Increase the reach of your titles

YUMPU automatically turns print PDFs into web optimized ePapers that Google loves.

iferito che tra il suo capo Rosario Riccobono ed il giudice Signorino c’era un rapporto così<br />

stretto che lo stesso si accompagnava con lui anche durante la sua latitanza e talvolta per<br />

agevolarlo onde evitare eventuali controlli di Polizia (cfr. 27 e ss ud. cit.).<br />

Per quanto riguarda, poi, i suoi rapporti con la Massoneria il collaborante ha<br />

dichiarato di essere stato iscritto ad una loggia massonica ufficiale, che aveva sede in Piazza<br />

Verdi, sin dal 1975, ricoprendo al suo interno i ruoli di “apprendista” e “compagno”;<br />

successivamente, dopo circa un anno e mezzo di frequenza, aveva cessato di avere contatti<br />

con tale associazione collocandosi “in sonno” (cfr. ff. 42 e ss ud. cit.). Ha dichiarato che due<br />

volte aveva avuto occasioni di incontro con soggetti che gli avevano proposto di iscriversi<br />

ad alcune logge massoniche “coperte” esistenti a Palermo: una prima volta, intorno al 1980,<br />

un uomo d’onore di Bagheria, il dott. Francesco Mineo, componente del Comitato<br />

Provinciale della Democrazia Cristiana ed esponente della corrente andreottiana di Lima,<br />

essendo a conoscenza del ruolo politico che anch’egli esercitava a Palermo, gli aveva<br />

proposto di entrare a far parte di una Loggia segreta, cui lui stesso era associato ed alla quale<br />

aderivano circa trecento massoni (cfr. ff. 43 e 44 ud. cit.). In altra circostanza lo stesso<br />

Stefano Bontate, verso la fine del 1980, si era recato a fargli visita nel suo studio<br />

confidandogli di essere “Gran Maestro venerabile” di una particolare loggia massonica<br />

coperta che rappresentava un momento di continuazione associativa con altre logge segrete<br />

dello stesso tipo che si proponevano di esportare anche fuori dai confini della Sicilia un<br />

programma massonico indipendentista; il Bontate gli aveva proposto di affiancarlo in questo<br />

progetto ma il Pennino aveva preso tempo, attesa l’importanza dell’offerta e dopo qualche<br />

tempo la proposta era decaduta perchè di lì a qualche mese il Bontate era stato ucciso (cfr.<br />

ff. 46 e ss ud. cit.).<br />

Per quanto concerne Pietro Conti, Pennino Gioacchino ha dichiarato di avere appreso<br />

dopo la propria formale affiliazione, dal proprio capo famiglia Giuseppe Di Maggio e dal<br />

cugino Gioacchino Di Caccamo, che lo stesso, già molto amico di suo zio, l’omonimo<br />

Gioacchino Pennino, rappresentante della famiglia mafiosa di Brancaccio, era a sua volta<br />

“uomo d’onore” con il ruolo di rappresentante della “famiglia” di via Giafar (cfr. ff. 34 e ss<br />

ud. cit.). Aveva appreso anche che il Conti dopo aver subito un agguato da parte di certo<br />

Buffa, si era allontanato da “Cosa Nostra” e la sua famiglia era stata assorbita in quella di<br />

Ciaculli. Ha dichiarato di essere stato piu’ volte presso il locale “Madison” di sua proprietà e<br />

di avere appreso che i figli di uno dei due fratelli Conti, già oggetto di dichiarazioni<br />

accusatorie da parte del pentito Contorno, non facevano parte dell’organizzazione ma per<br />

tale notizia non è stato in grado di indicare la fonte della propria conoscenza (cfr. ff. 36 e 37<br />

554

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!