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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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ff. 26 e ss.- e spontanee dichiarazioni rese all’udienza del 24/3/1995 ff. 60 e ss.).<br />

L’imputato ha dichiarato che Marchese Giuseppe era l’unico componente della<br />

famiglia Marchese che non aveva inserito tra i denunciati nel predetto rapporto giudiziario<br />

perchè all’epoca aveva solo diciassette anni e non si immaginava neppure che fosse già un<br />

“killer” di mafia; ha sostenuto l’assurdità logica della notizia riferita dal Marchese, secondo<br />

cui egli avrebbe favorito la latitanza dei suoi parenti proprio in epoca contestuale a quel<br />

rapporto di denuncia che aveva provocato l’emissione a loro carico del mandato di cattura<br />

da parte del G.I. dott. Borsellino, affermando “ non ha senso denunziare all’Autorità<br />

Giudiziaria criminali, fargli spiccare mandato di cattura e poi farli fuggire: allora, tanto<br />

vale non denunziarli, se si vogliono favorire, si coprono le loro responsabilità e non si<br />

parla nel rapporto, questo può fare l’Ufficiale di Polizia Giudiziaria, non assicurare la<br />

latitanza di un individuo” (cfr. ff. 35 e ss. ud. 23/12/1994).<br />

Tale assunto difensivo mostra tutta la sua fragilità ove si consideri che il rapporto in<br />

oggetto ha un carattere essenzialmente riepilogativo delle decisive indagini condotte dalla<br />

Squadra Mobile diretta dal dott. Boris Giuliano e dai Carabinieri, in particolare dalla<br />

Compagnia dei C.C. di Monreale sotto il comando del cap. Basile, che avevano già<br />

consentito di individuare nel gruppo di mafia facente capo ai corleonesi (e tra questi in<br />

particolar modo i Marchese e Leoluca Bagarella) i responsabili di gravissimi delitti<br />

commessi da “Cosa Nostra”.<br />

Dalla stessa lettura del rapporto si evince che il dott. Giuliano era stato ucciso mentre<br />

la Squadra Mobile sotto la sua direzione aveva conseguito brillanti risultati investigativi che<br />

avevano consentito di colpire nel suo punto piu’ vitale il potente aggregato di mafia facente<br />

capo ai corleonesi; in particolare, nell’Aprile del 1979, nel corso delle indagini relative alla<br />

rapina eseguita alla sede della cassa di Risparmio di via Mariano Stabile, durante la cui<br />

esecuzione era stato ucciso il metronotte Sgroi, era stata localizzata in Corso dei Mille a<br />

Palermo, con rinvenimento di armi, denaro e documenti, in una bottega di tappezzeria per<br />

auto, una delle basi logistiche del gruppo di mafia facente capo ai Greco ed ai Marchese.<br />

In ordine alle indagini concernenti tali fatti delittuosi la Squadra Mobile, riferendo<br />

all’A.G. con rapporti a firma del dott. Giuliano in data 30/4/1979-2/5/1979 e 6/6/1979,<br />

aveva denunciato Rosario Spitalieri, Greco Giovanni, Greco Giuseppe, Mondello Giovanni,<br />

Marchese Pietro e Marchese Gregorio (cfr. ff. 6 e ss. rapporto cit. acquisito all’udienza del<br />

6/5/1994 - quale seguito ai predetti rapporti risulta acquisito in atti all’ udienza del<br />

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