PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

appresentate in quell’articolo e che la riguardano si sono rivelate prive di fondamento.
Nel darle atto di quanto sopra le esprimo, altresì, il mio rammarico per i riflessi che
possono essersi determinati nell’Amministrazione da cui dipende e sono sicuro che vorrà
considerare superato ogni motivo di contrasto tra noi esistente”; con sentenza emessa lo
stesso 13/2/1990 il Tribunale di Roma aveva dichiarato non doversi procedere nei confronti
di Roberto Chiodi e Giovanni Valentini in ordine ai reati loro rispettivamente ascritti, di
diffamazione a mezzo stampa ed omesso controllo del periodico, in quanto estinti per
rimessione della querela accettata dagli imputati; nella sentenza citata si dava atto che
sussisteva un accordo tra le parti per porre le spese del procedimento a carico degli imputati
(cfr. lettera citata a firma di Chiodi e Valentini allegata alla missiva a firma dell’ex Direttore
del S.I.S.D.E. Riccardo Malpica inviata in quattro esemplari pressocchè identici a Domenico
Sica- all’epoca Alto Commissario per il coordinamento della lotta contro la delinquenza
mafiosa- ad Antonio Gava- all’epoca Ministro dell’Interno- a Vincenzo Parisi- all’epoca
Capo della Polizia e a Giulio Andreotti- all’epoca Presidente del Consiglio dei Ministri-
Doc. n° 7 Prod. P.M. acquisito all’udienza del 6/5/1994- sentenza citata del Tribunale di
Roma acquisita all’ud. del 6/5/994 Doc. n° 18 elenco Difesa- dichiarazioni imputato sulla
vicenda esame ff. 53 e ss. ud. 22/11/1994 e ff. 30 e ss. ud. 9/12/1994- deposizione Roberto
Chiodi ud. 21/6/1994).
Escusso all’udienza del 21 Giugno 1994 il teste Roberto Chiodi ha dichiarato che il
suo collega Acciari, dopo avere scritto l’articolo citato era andato in ferie ed era stato
assegnato a lui dalla redazione l’incarico di tornare sullo stesso argomento già anticipato
predisponendo un altro articolo da pubblicare su un altro numero del settimanale; ha
confermato di avere scritto il primo articolo in data 13 Agosto 1989 nel quale aveva
riportato la notizia che il soggetto che aveva informato Oliviero Tognoli era il funzionario
del S.I.S.D.E. Bruno Contrada e di avere insistito sulla fondatezza della notizia nel
successivo articolo, in cui si dava atto della presentazione della querela da parte del dott.
Contrada; ha affermato di avere appreso che il Tognoli pur non avendo messo a verbale le
sue dichiarazioni aveva fatto il nome del dott. Contrada ai magistrati (“da quello che posso
ricordarmi, e che credo di avere capito, Tognoli il nome di Contrada a verbale non lo fa, ne
parla con i magistrati in un momento che non viene verbalizzato, però ne parla ”); ha
chiarito che essendogli stato affidato quell’incarico di proseguire il lavoro già avviato da
altro suo collega e non essendo un esperto di fatti di mafia si era limitato a verificare la
fondatezza della notizia riguardante Tognoli e l’aveva inserita in un contesto piu’ ampio
desunto da pezzi di archivio in cui si faceva riferimento all’appartenenza del dott. Contrada
755