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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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addebitatogli sulla base delle dichiarazioni rese da Giacoma Filippello; a causa delle<br />

condanne e denunce subite aveva trascorso gli ultimi anni della propria vita in parte in<br />

carcere ed in parte in stato di latitanza, ad eccezione di soli due mesi di libertà ed era stato<br />

tratto in arresto l’ultima volta nel Maggio del 1991 (cfr. ff. 7 e ss. -42 e ss.- 88 e ss. - 93 e<br />

ss.- 162 e ss ud. cit.).<br />

Ha chiarito che nel momento in cui aveva maturato la scelta di collaborazione con la<br />

giustizia (a Giugno-Luglio 1993 si era verificato il suo primo positivo contatto investigativo<br />

in carcere con un colonnello dei C.C. di Trapani) era in stato di detenzione e sapeva di<br />

dovere scontare soltanto pochi mesi (circa due) di reclusione, ha spiegato le ragioni della<br />

propria scelta motivandola esclusivamente come il risultato di un travagliato processo<br />

personale di interiore ravvedimento (cfr. ff. 9 e 10 - 100 trascr. ud. cit.). A seguito della<br />

propria collaborazione gli sono stati contestati il reato di associazione per delinquere di tipo<br />

mafioso di cui all’art. 416 bis c.p. nonchè altri reati in materia di traffico di stupefacenti di<br />

cui lo Scavuzzo si è autoaccusato (cfr. f. 172 ud. cit.).<br />

Con riferimento alla posizione dell’odierno imputato Bruno Contrada ha riferito<br />

alcuni fatti a sua conoscenza (cfr. ff. 10 e ss. ud. cit.).<br />

Intorno alla fine del 1989 il proprio capo-mandamento, Tamburello Salvatore, gli<br />

aveva rappresentato la necessità di rintracciare in Svizzera, dove lui si recava spesso per la<br />

gestione dei propri traffici illeciti, un tecnico esperto in archeologia per la valutazione di un<br />

oggetto antico, un’anfora, nella disponibilità di Messina Denaro Francesco, capo-<br />

mandamento di Castelvetrano, uno dei tre “rappresentanti” della “provincia” mafiosa di<br />

Trapani (cfr. f. 10 -104 e ss. - 156 ud. cit.). Egli, molto impegnato nei propri affari, aveva<br />

lasciato cadere nel nulla la richiesta fino a quando, nel 1990, il Tamburello era tornato<br />

nuovamente a parlargliene; si era, quindi, preoccupato di mettersi in contatto a Zurigo con<br />

tale “Ludwig”, una sorta di consulente finanziario per conto di talune banche svizzere, al<br />

quale aveva già avuto modo di rivolgersi in passato sempre per conto di “Cosa Nostra” per<br />

la gestione di altro tipo di affari, e questi, a sua volta, gli aveva indicato un’agenzia svizzera<br />

specializzata nel settore, di cui faceva parte un esperto che avrebbe potuto procedere<br />

all’operazione di stima dell’anfora (cfr. ff. 11 - 12- 104 e ss.- 179 ud. cit.).<br />

Il Tamburello aveva preteso che il tecnico venisse in Sicilia e, dopo avere concordato<br />

i particolari dell’operazione da compiere, previo invio in Svizzera di Mazara Pietro (uomo<br />

di fiducia dello Scavuzzo anche se non formalmente affiliato a “Cosa Nostra” v. ff. 20-21-<br />

113- 157 ud. cit.) al fine di evitare una sovraesposizione dello Scavuzzo all’epoca latitante,<br />

l’esperto svizzero (di cui il collaborante non è stato in grado di ricordare il nome - v. ff. 51 e<br />

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