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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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entrambi affiliati alla loggia massonica Camea- loggia siciliana filiazione della massoneria<br />

di Piazza Del Gesu’) le persone fidate, incaricate di organizzare il rientro in Sicilia di<br />

Sindona e di accompagnarlo nel periodo della sua permanenza nell’isola, grazie anche alla<br />

collaborazione diretta di Francesco Foderà, anchegli massone affiliato alla Camea e di<br />

Ignazio Puccio; lo stesso Miceli Crimi, alla fine del Settembre 1979, era riuscito ad avere un<br />

incontro ad Arezzo con Licio Gelli, per conto di Sindona che aveva dimostrato “uno<br />

spiccatissimo interesse a tale incontro”, incentrato sulle necessità finanziarie della famiglia<br />

Sindona; Miceli Crimi, su richiesta del Sindona, con l’assistenza di John Gambino e di altri,<br />

il 25 Settembre aveva esploso il colpo d’arma da fuoco alla gamba del Sindona al fine di<br />

rendere piu’ credibile la messa in scena del suo falso rapimento (cfr. ff. 130 e ss. sent.<br />

Turone cit.).<br />

Le accurate indagini eseguite nell’ambito del processo a carico di Sindona e dei suoi<br />

complici hanno consentito di accertare un intreccio costante di contatti tra i predetti soggetti<br />

finalizzato alla gestione degli affari e delle vicende relative al salvataggio delle banche del<br />

Sindona.<br />

Le conclusioni cui sono pervenuti i giudici di Milano è che la presenza costante di<br />

John Gambino, univocamente indicato come esponente di rilievo della mafia siculo-<br />

americana, a fianco di Sindona nel mese del suo soggiorno in Sicilia fosse sintomatico di un<br />

piu’ ampio progetto perseguito dal Sindona, convergente con gli interessi del “potere<br />

mafioso” e di quello massonico: l’intrico degli inquietanti rapporti intrattenuti a Palermo dal<br />

predetto con Salvatore Bellassai, capo-gruppo della P2 per la Sicilia, con Michele Barresi,<br />

Presidente della Loggia Camea, con Joseph Miceli Crimi, impegnato in un’opera di<br />

unificazione delle logge massoniche italiane oltrecchè con Giacomo Vitale e Francesco<br />

Foderà, nei quali l’appartenenza mafiosa si coniugava con quella massonica, sono stati<br />

assunti a dimostrazione dell’esistenza di un progetto criminale volto a rafforzare il potere<br />

mafioso e quello delle logge clandestine para-mafiose in un disegno di destabilizzazione<br />

delle Istituzioni (cfr. ff. 263 e ss. sent. Turone cit.).<br />

Non può non ricordarsi, come esposto in altra parte della presente trattazione (v.<br />

scheda Spatola), che il Contrada, ha intrattenuto particolari rapporti di amicizia con il dott.<br />

Camillo Albeggiani, risultato iscritto alla Loggia Camea di cui facevano parte anche i citati<br />

Giacomo Vitale, cognato del Bontate, Francesco Foderà e Michele Barresi, e che egli ha<br />

intrattenuto personali rapporti con molti soggetti appartenenti alla P2 coinvolti nella vicenda<br />

Sindona, ed in particolare con il dott. Miceli Crimi e con l’avv.to Bellassai che risulta avere<br />

incontrato anche nel Settembre del 1979, mese dell’accertata contestuale presenza a Palermo<br />

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