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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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ff. 36 e 37 trascr. cit.); nel medesimo contesto ha, altresì, dichiarato che il Riccobono non<br />

era uomo da vantarsi di amicizie inesistenti anche perchè “ sarebbe stato molto amaro per<br />

lui vantarsi di amicizie inesistenti”; ha anche affermato che il Riccobono era “ uomo<br />

d’onore” dalla forte personalità : “era nominato il terrorista ed era capo-mandamento,<br />

quindi, capo-mandamento non ci andava una figuretta qualsiasi e terrorista non era<br />

chiamato un uomo che non avesse azione, era chiamato terrorista appunto perchè era un<br />

uomo di molta azione” (cfr. ff. 69 e 70 trascr. cit.).<br />

Ha, infine, spiegato che dopo il suo allontanamento dall’Italia gli equilibri all’interno<br />

dello schieramento mafioso palermitano erano mutati rapidamente a vantaggio dei<br />

“corleonesi” , che dopo avere ucciso Bontate ed Inzerillo, avevano convinto gli altri membri<br />

della “Commissione” che tali eliminazioni si erano rese necessarie avendo appreso il Riina<br />

che i due “traditori” nutrivano il proposito di ucciderlo; era stato così che anche il<br />

Riccobono, ritenendo di salvarsi la vita, era passato dalla parte dei “corleonesi” che, però,<br />

nel 1982, non avevano esitato comunque ad ucciderlo secondo la tattica a loro ben nota di<br />

far credere prima di essere alleati per poi colpire gli avversari. (cfr. ff. 71 e ss. trascr. cit.).<br />

A proposito della procedura avviata per ottenere la concessione della semi-libertà,<br />

risoltasi positivamente per il Buscetta, questi ha dichiarato che la moglie, all'epoca in Italia,<br />

che seguiva la pratica per lui lo aveva informato che il P.M. di Torino aveva espresso parere<br />

favorevole alla sua ammissione al regime di semi-libertà cosicchè non vi erano stati<br />

particolari ostacoli per ottenere tale beneficio; ha precisato che in quel periodo ancora non<br />

era stato messo al corrente dei rapporti che vi erano tra Riccobono e Contrada e comunque<br />

non aveva saputo che, nel corso della procedura suddetta la Questura di Palermo,<br />

interpellata per informazioni sul suo conto, aveva risposto con rapporto sfavorevole (come<br />

addotto all'udienza dal P.M. che ha citato il rapporto sfavorevole prodotto in atti - cfr. ff. 13<br />

- 14 - 30 - 60 e ss - 74 e ss..trascr. cit.).<br />

Nel corso della sua deposizione il collaborante ha riferito che nel periodo anzidetto<br />

della sua permanenza a Palermo (Giugno 1980- Gennaio 1981) aveva avuto modo di notare<br />

che moltissimi "uomini d'onore" all'epoca latitanti (tra questi ha ricordato come personaggi<br />

di maggiore spicco "Totò" Riina, "Scarpuzzedda", Provenzano, Salvatore Inzerillo e<br />

Riccobono) frequentavano abitualmente locali pubblici ed i giovani, in particolare, si<br />

recavano a ballare nei locali notturni di Palermo, in particolare all'Hotel "Zagarella" dei<br />

cugini Salvo; lui stesso aveva trascorso una latitanza "disinvolta" nel corso della quale era<br />

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