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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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accreditare interpretazioni non veritiere ed assai poco lusinghiere nei confronti<br />

dell'Immordino, riuscendo in tal modo a conquistarsi la totale ed incondizionata fiducia da<br />

parte del Prefetto De Francesco il quale lo aveva prescelto per delicatissimi incarichi e piu’<br />

volte ne aveva sollecitato la promozione (cfr. oltre alla riservata già citata anche la nota di<br />

elogio in data 29/3/1985 inviata al Direttore del SISDE acquisita in atti all’ud. del 6/5/1994<br />

v. Doc. n° 4 Prod. P.M.).<br />

L’esame della vicenda relativa all’operazione del Maggio 1980 evidenzia come l’ex<br />

questore di Palermo Vincenzo Immordino, uomo che nel corso della propria carriera<br />

professionale aveva dimostrato massima intransigenza e dedizione al dovere, nel 1980, pur<br />

non essendo in possesso di prove certe di collusione a carico del dott. Contrada, aveva<br />

rilevato nei suoi comportamenti elementi sufficienti per nutrire nei suoi confronti la<br />

massima diffidenza; in assoluta coerenza con tali convincimenti , con una decisione<br />

"eclatante" (v. deposizione del Prefetto Rossi, cit.) rispetto alla prassi vigente all’interno<br />

dell’Amministrazione dello Stato, aveva tenuto il dott.Contrada, funzionario piu’ anziano<br />

della Questura di Palermo e dirigente della Criminalpol, all’oscuro dei preparativi<br />

estromettendolo dall’operazione di Polizia del Maggio ‘80; aveva segnalato sia ai vertici<br />

delle altre Forze di Polizia in sede che ai propri superiori le proprie remore sul funzionario<br />

di cui aveva sollecitato con urgenza l’allontanamento da Palermo; le sue segnalazioni<br />

consacrate in atti ufficiali e reiterate in piu’ sedi, sostanzialmente aderenti alle accuse mosse<br />

molti anni dopo nei confronti dell’imputato da numerosi collaboratori di giustizia, erano<br />

state sottovalutate dai Vertici istituzionali dell’epoca e di fatto lasciate decantare nell’oblio<br />

generale.<br />

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