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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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propri rapporti.<br />

Il tentativo posto in essere dall’imputato di attribuire un ruolo decisivo<br />

nell’interessamento per il Bellassai nella vicenda del patito attentato al Questore dell’epoca<br />

(in un primo momento erroneamente indicato nel Questore Nicolicchia, risultato iscritto alla<br />

massoneria) smentito dallo stesso Bellassai, è ulteriormente sintomatico di una condotta<br />

dissimulatrice adottata dall’imputato in merito ai suoi rapporti con il Bellassai.<br />

Pertanto tutte le predette emergenze, anche se non consentono di ritenere raggiunta<br />

la prova dell’appartenenza dell’imputato alla Massoneria, evidenziano, però, un<br />

atteggiamento ambiguo, reticente e riduttivo adottato dallo stesso in ordine ai rapporti con<br />

molti soggetti risultati iscritti a logge massoniche di cui facevano parte noti mafiosi (v.<br />

iscrizione dott. Camillo Albeggiani alla “Camea” di cui facevano parte Vitale-Foderà e<br />

Siino) e con altri risultati iscritti alla P2 e coinvolti nel falso sequestro Sindona (vicenda che<br />

sarà oggetto di ultriore trattazione con riferimento al ruolo svolto dall’imputato in relazione<br />

alle indagini relative all’incontro di Boris Giuliano con l’avv.to Ambrosoli ed alla fuga<br />

dall’Italia di John Gambino).<br />

Orbene tali elementi vanno valutati insieme a quelli acquisiti sull’esistenza di logge<br />

massoniche segrete e sul ruolo svolto in tale ambito, ai fini di un occulto collegamento tra<br />

“Cosa Nostra” e massoneria irregolare, dal mafioso Stefano Bontate.<br />

In conclusione le risultanze processuali acquisite inducono a ritenere credibili,<br />

nell’ambito della unitaria e complessiva valutazione dei riscontri accertati, le notizie riferite<br />

dal collaborante Rosario Spatola, del quale deve riconoscersi la positiva verifica sia sotto il<br />

profilo dell’attendibilità intrinseca che di quella estrinseca.<br />

A ciò deve aggiungersi che l’attendibilità delle dichiarazioni rese da tale<br />

collaboratore di giustizia non può certamente essere messa in dubbio prospettando ipotesi<br />

difensive fondate su vendette o millanterie visto che, da un lato il dott. Contrada non ha mai<br />

avuto occasione di occuparsi nel corso della sua carriera di Rosario Spatola e dall’altro che<br />

le dichiarazioni del predetto si fondano anche su fatti personalmente vissuti (v. incontro<br />

Contrada-Riccobono al ristorante “Delfino”) ed egli non ha mai attribuito nè a se stesso nè<br />

ad altri alcuno specifico ruolo nell’ambito dei rapporti instaurati tra l’imputato e “Cosa<br />

Nostra”.<br />

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