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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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principali attività investigative nello specifico settore della criminalità organizzata da<br />

colleghi, funzionari e sotto-ufficiali, della Squadra Mobile e della Criminalpol, che in lui<br />

riponevano la massima fiducia, richiedendone spesso i consigli .<br />

Si è già detto che non è pensabile che il solo dott. Contrada potesse assicurare<br />

“copertura totale” ai mafiosi o che potesse essere informato su tutto, specie se si trattava di<br />

interventi non programmati, ma poichè al tempo in questione la ricerca dei latitanti avveniva<br />

per lo piu’ sulla base di notizie di natura confidenziale, normalmente le operazioni che ne<br />

scaturivano erano precedute da adeguati controlli ed attività investigative che richiedevano<br />

tempi piuttosto lunghi di verifica e, peraltro, il dott. Contrada, seppur posto in una posizione<br />

particolarmente privilegiata per il controllo del flusso di notizie di interesse investigativo,<br />

non era certamente il solo funzionario a “disposizione “ dell’organizzazione mafiosa, come<br />

è emerso dalle dichiarazioni rese dai collaboratori di giustizia anche nell’odierno<br />

procedimento.<br />

<strong>La</strong> piu’ evidente conferma dell’ottimo sistema di “copertura” su cui potevano<br />

contare i mafiosi in quegli anni, proviene dal dato storico delle lunghissime latitanze<br />

trascorse a Palermo dagli “uomini d’onore” di maggior livello, e tra questi certamente il<br />

Riccobono, spesso in modo da ostentare massima sicurezza, proprio nel loro stesso territorio<br />

di egemonia mafiosa.<br />

Per quel che concerne l’ipotesi difensiva secondo cui le dichiarazioni di Buscetta<br />

sarebbero state rese per mero scopo di vendetta, deve osservarsi che da quanto detto<br />

dall’imputato all’udienza del 16/12/1994 è risultato che egli non aveva avuto praticamente<br />

occasione nel corso della propria carriera di occuparsi in modo specifico del Buscetta ad<br />

eccezione del parere espresso dalla Questura di Palermo in relazione alla pratica della semi-<br />

libertà.<br />

Lo stesso imputato ha chiarito che in occasione dell’episodio relativo alla traduzione<br />

del Buscetta dal Brasile nel 1972, riferito dallo stesso collaborante nel corso del proprio<br />

esame dibattimentale, si era limitato a fare “una battuta” sui metodi adottati dalla Polizia<br />

segreta brasiliana, ragion per cui non può in alcun modo credersi che per una battuta poco<br />

felice fatta dal dott. Contrada sui sistemi di tortura, nel 1972, Buscetta abbia potuto pensare<br />

di vendicarsi fornendo a distanza di piu’ di un decennio dichiarazioni accusatorie false sul<br />

suo conto. Con maggior convinzione l’imputato ha perseguito l’argomento difensivo<br />

afferente la pratica della concessione al Buscetta della semi-libertà e ciò ha fatto, non<br />

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