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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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(cfr. sent. cit.).<br />

Il padre del collaborante, Marchese Vincenzo, indicato dal pentito Calzetta come<br />

esponente della famiglia di Corso dei Mille unitamente al fratello Filippo, a conclusione del<br />

primo maxi processo, sulla base anche delle successive dichiarazioni rese dal Mannoia, è<br />

stato condannato a grave pena detentiva in ordine al reato di cui all’art. 416 bis. c.p.; la<br />

lunga latitanza del predetto, documentata in atti, ne comprova il rango elevato occupato<br />

all’interno dell’organizzazione gerarchica della famiglia mafiosa di appartenenza (cfr. vol.<br />

12- ff. 3091 e ss. - sent. II° grado maxi processo cit. dep. Bruno ff. 66 e ss. ud. cit.).<br />

Alla massima pena detentiva è stato, poi, condannato in esito al primo grado di<br />

giudizio, nell’ambito del maxi processo, lo zio del collaborante Filippo Marchese, la cui<br />

posizione in secondo grado è stata separata essendo emersi seri dubbi in ordine alla sua<br />

sopravvivenza (sulla verosimile scomparsa del predetto con il metodo della “lupara bianca”<br />

intorno all’anno 1982 - cfr. dep. Bruno ud. cit. - informativa della sez. di P.G. dei C.C.<br />

acquisita in atti all’udienza del 14/10/1994). Già indicato dai collaboratori di giustizia<br />

Calzetta e Sinagra come uno dei protagonisti della c.d. “guerra di mafia”, responsabile di<br />

numerosi omicidi consumati ai danni dei gruppi mafiosi c.d. “perdenti”, è stato ritenuto il<br />

capo indiscusso della cosca di “Corso dei Mille”, anche sulla base delle successive<br />

convergenti dichiarazioni rese da altri collaboratori di giustizia, tra cui Tommaso Buscetta e<br />

Contorno Salvatore; perseguito da diversi mandati di cattura rimasti senza effetto è riuscito<br />

a restare sempre latitante (cfr. ff. 5845 sent. maxi processo I° grado).<br />

<strong>La</strong> cosca dei Marchese oltre ad essere collegata, anche da vincoli di natura familiare,<br />

attraverso il Bagarella, al Riina Salvatore, è stata anche indicata come alleata alle “famiglie”<br />

degli Zanca e dei Tinnirello (con tale ultimo intercorrono anche rapporti di parentela avendo<br />

sposato Benedetto Tinnirello una sorella di Marchese Filippo) ed è stata ritenuta<br />

gerarchicamente inferiore soltanto alla cosca dei Greco.<br />

Greco Michele detto il “papa”, indicato dal collaborante come uno dei referenti<br />

insieme al fratello Salvatore dell’odierno imputato all’interno di “Cosa Nostra”, è stato<br />

concordamente indicato da piu’ collaboratori di giustizia, nell’ambito del primo maxi<br />

processo, come “capo” della “commissione”, organismo posto al vertice dell’organizzazione<br />

criminale, nonchè mandante di numerosi omicidi e protagonista della “guerra di mafia” e<br />

delle persecuzioni che ad essa si riconnettono (risultano a suo carico sentenze irrevocabili<br />

sia per il reato di associazione mafiosa che per omicidi - cfr. certificato Casellario<br />

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