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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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detto “ Turiddu Tumbarello” (indicato dallo Scavuzzo quale “reggente” della famiglia<br />

mafiosa di Mazara Del Vallo, subentrato ad Agate Mariano nel periodo della detenzione di<br />

quest’ultimo anche nella qualità di capo-mandamento), alla presenza di Calogero Musso,<br />

“capo” della famiglia mafiosa di Vita, e di Luca Burzotta, altro “uomo d’onore” affiliato alla<br />

“famiglia” di Mazara del Vallo (cfr. ff. 2 e ss. 91 e ss. - 154 e ss. - 165 ud. cit. -il collaborante<br />

ha dichiarato di avere reso le dichiarazioni che formano oggetto del presente procedimento<br />

prima che fossero emessi sia nei confronti del Tamburello che di Musso Calogero i<br />

provvedimenti restrittivi conseguenti alle sue accuse).<br />

Ha chiarito che, nella terminologia in uso dal 1986 nell’ambito della criminalità<br />

mafiosa del trapanese, la struttura della “famiglia” viene solitamente indicata con il termine<br />

equivalente di “locale” ed in luogo del termine “capo” viene usato quello di “reggente”; ha,<br />

altresì, dichiarato di avere rivestito all’interno di “Cosa Nostra” la qualifica, anch’essa<br />

peculiare del territorio trapanese, di “ uomo d’onore pi ‘rera” (= per eredità) con la quale si<br />

indica un soggetto che abbia avuto ascendenti nella propria famiglia di sangue collocati, per<br />

circa un trentennio, ai vertici della reggenza di “Cosa Nostra” nella provincia di Trapani<br />

(cfr. ff. 3 e ss. 39 e ss. -92 e ss. trascr. ud. cit.).<br />

Ha affermato che l’attribuzione di tale qualifica comporta il riconoscimento di taluni<br />

“privilegi” quale quello dell’obbligo di presentazione all’ “uomo d’onore pi’ rera” di tutti gli<br />

appartenenti a “Cosa Nostra”, ivi inclusi gli “uomini d’onore riservati” (la cui affiliazione<br />

viene resa nota soltanto ad una stretta cerchia di affiliati) ed “azzimati” (combinati solo per<br />

essre utilizzati per qualche impresa criminale e subito dopo soppressi), ed il divieto di<br />

procedere alla sua soppressione senza l’assenso della “Commissione Regionale”,<br />

l’organismo di vertice dell’organizzazione criminale mafiosa (il collaborante ha indicato i<br />

nominativi dei propri parenti che avevano ricoperto cariche di comando all’interno di “Cosa<br />

Nostra” cfr. ff. 4 - 5 - 40 - 41- 173 ud. cit.).<br />

Ha precisato di essersi interessato per conto di “Cosa Nostra”, nel periodo<br />

dell’appartenenza a tale organizzazione, di traffico internazionale di stupefacenti e di attività<br />

economiche e finanziarie collegate al settore del commercio di carni fresche e surgelate per<br />

fatturati dell’ordine di decine di miliardi (cfr. ff. 5 - 6 67- 102 e ss ud. cit.). Ha dichiarato<br />

che, in epoca antecedente alla propria affiliazione, aveva già subito alcune condanne: per<br />

rapina (per la quale aveva scontato una pena di circa quattro anni dal 1978 al 1982),<br />

calunnia, traffico di stupefacenti ed altre per reati minori (inosservanza agli obblighi del<br />

soggiorno obbligato impostogli nell’Italia Settentrionale e guida senza patente) e di essere<br />

stato, successivamente, assolto dal Tribunale di Marsala per un reato in materia di armi<br />

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