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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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le indagini i Carabinieri ed in particolare il cap. Basile, (cfr. ff. 38 e ss. rapporto cit.).<br />

Il cap. Basile, avvalendosi del materiale investigativo acquisito a conclusione di<br />

proprie indagini svolte in occasione di vari delitti verificatisi in Altofonte e di quello<br />

acquisito dalla Squadra Mobile, a seguito della scoperta del “covo” di via Pecori Giraldi,<br />

con rapporto in data 6/2/1980, aveva denunciato alla Procura della <strong>Repubblica</strong>, tra gli altri i<br />

fratelli Di Carlo, Bentivegna Giacomo, Marchese Antonino e Bagarella Leoluca, così<br />

raggiungendo ulteriori risultati investigativi a carico del medesimo aggregrato criminale già<br />

individuato dalla Squadra Mobile del dott. Giuliano.<br />

Con R.G. del 16/4/1980 il Nucleo Operativo dei C.C., in relazione alle indagini<br />

svolte anche in collaborazione con la Compagnia C.C. di Monreale, denunciava Riina<br />

Giacomo, Pipitone Antonino, Cannella Tommaso ed altri soggetti ritenuti strettamente legati<br />

alla cosca corleonese (cfr. ff. 57 e ss. rapporto cit.).<br />

Le pervicaci e brillanti indagini compiute dal dott. Giuliano e dal cap. Basile a carico<br />

dell’unico pericoloso aggregato mafioso facente capo ai corleonesi, ragione stessa della loro<br />

eliminazione ad opera di “Cosa Nostra”, non potevano consentire in alcun modo l’omissione<br />

di una denuncia nei confronti di quei soggetti che dall’operato investigativo di quei<br />

funzionari avevano subito gravi conseguenze.<br />

Tale comportamento, inesigibile da parte della stessa organizzazione mafiosa,<br />

avrebbe certamente scoperto il ruolo svolto dal dott. Contrada che doveva essere quello di<br />

assicurare la latitanza agli appartenenti a “Cosa Nostra”, comunicando loro le notizie in suo<br />

possesso su operazioni di Polizia che avrebbero potuto comportarne l’arresto, così come<br />

hanno concordemente riferito i collaboratori di giustizia esaminati.<br />

L’imputato ha, poi, sottolineato il mandato di cattura emesso a seguito del rapporto<br />

del Febbraio 1981 dal G.I. Borsellino, ma sul punto deve evidenziarsi che lo stesso G.I.. alla<br />

fine dell’istruttoria, con la sentenza-ordinanza dell’8/11/1985, aveva prosciolto sia Leoluca<br />

Bagarella che i Marchese per l’omicidio Giuliano (ad eccezione del solo Marchese Filippo<br />

rimasto sempre irreperibile; Marchese Pietro dopo essere stato raggiunto da provvedimento<br />

restrittivo per l’omicidio Giuliano, tradotto al carcere dell’Ucciardone era stato ucciso con<br />

39 coltellate, rimanendo vittima della guerra di mafia già scatenatasi tra le cosche mafiose<br />

palermitane- cfr. ff. 1340 e ss. tomo n° 9 primo-maxi processo); solo recentemente il<br />

Bagarella è stato condannato, in primo grado, alla pena dell’ergastolo per l’omicidio del<br />

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