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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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icevuta da Roma dal dott. Contrada, annotata nella sua agenda, era finalizzata ad ottenere<br />

un interessamento per un ragazzo che doveva sostenere un esame presso una scuola privata<br />

di Marsala (aveva comunicato l’esito del suo interessamento telefonando al dott. Contrada a<br />

Roma o forse nella sua abitazione a Palermo); ha infine dichiarato di avere telefonato altra<br />

volta in una occasione successiva al dott. Contrada ma solo “casualmente, per chiedergli<br />

come stai e basta” (cfr. ff. 74 e ss. - 87 e ss. ud. cit.).<br />

E’ evidente che entrambi gli interessati, per negare fondatezza al racconto dello<br />

Scavuzzo, abbiano tentato di sminuire il rapporto esistente tra loro (altre annotazioni<br />

riguardanti il dott. Messineo risultano nell’agenda dell’imputato alle date del 19/11/1980-<br />

15/1/1981- 10/4/1981- 10/9/1990) reso palese dalla stessa giustificazione che entrambi<br />

hanno dato alla telefonata fatta da Roma dal dott. Contrada il 30 Maggio 1991 che non può<br />

giustificarsi se non ammettendo l’esistenza di un buon rapporto di amicizia tra i due.<br />

L’esistenza di rapporti di amicizia tra i due funzionari di Polizia, uno operante nel<br />

trapanese e l’altro prima a Palermo e poi a Roma, è una circostanza che non poteva essere<br />

nota al collaborante il che rende credibile che lo Scavuzzo l’abbia effettivamente appresa<br />

nelle circostanze descritte dai mafiosi da lui indicati.<br />

Altra circostanza messa in luce dalle indagini di P.G. è che la “materia” delle anfore<br />

antiche non è risultata del tutto estranea all’imputato il quale è detentore di un’anfora antica,<br />

verosimilmente di epoca romana, denunciata alla Sovrintendenza alle Antichità per le<br />

provincie di Palermo e Trapani (cfr. documentazione acquisita all’udienza dell’11/11/1994).<br />

Il dott. Contrada, come già evidenziato in altra parte della trattazione (cfr. dich.<br />

Spatola) è risultato anche amico del prof. Vincenzo Tusa, massone già iscritto alla P2, già<br />

sovrintendente ai beni archeologici per la provincia di Palermo e quindi Direttore del Museo<br />

archeologico (cfr. dep. cap. Bruno ud. 18/10/1994 e 21/10/1994).<br />

Dal racconto reso dal collaborante non è dato evincere quale sia stato il ruolo svolto<br />

dal dott. Contrada nell’episodio descritto, in quanto lo Scavuzzo ha dichiarato di essersi<br />

limitato ad eseguire gli ordini ricevuti senza fare domande ai propri capi. Egli si è limitato a<br />

descrivere quello cui aveva personalmente assistito senza nulla aggiungere a quanto aveva<br />

avuto modo di apprendere sulla vicenda riferita della quale non conosceva tutti i risvolti,<br />

senza neppure tentare di colmare i vuoti delle proprie conoscenze con proprie deduzioni e<br />

considerazioni.<br />

E’ evidente che nella vicenda descritta un ruolo di rilievo era stato assunto da Musso<br />

Calogero, personaggio di spicco della gerarchia mafiosa trapanese, capo della famiglia dello<br />

Scavuzzo, l’unico a conoscenza del luogo di destinazione dell’anfora ed in rapporti di<br />

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