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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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Gas s.p.a.” (cfr. dep. cap. Bruno f. 47 ud. 19/9/1995).<br />

Significative conferme in ordine ai contatti tra il dott. Purpi ed il Girolamo Teresi<br />

proprio con riferimento al palazzo descritto dal Mannoia, sono emerse dalle stesse<br />

dichiarazioni rese, in sede di interrogatorio dal dott. Purpi, il quale ha dichiarato di avere<br />

avuto modo di conoscere Stefano Bontate, intorno agli anni successivi al 1966, perchè lo<br />

stesso frequentava l’appartamento della famiglia Citarda, sito nel portone adiacente alla<br />

propria abitazione, in quanto una delle figlie era fidanzata, a quel tempo, con Giovanni<br />

Bontate; ha aggiunto che nello stesso palazzo abitava anche Mimmo Teresi, che parimenti<br />

ebbe modo di conoscere, ed anche che, nello stesso edificio in cui era sita la sua abitazione,<br />

risiedeva Pino Albanese, cognato del Teresi.<br />

Egli ha aggiunto di essere al corrente che Stefano Bontate, risiedeva in una zona che<br />

rientrava nella sfera di competenza territoriale del I° Distretto di Polizia, da lui diretto,<br />

circostanza che deve essere collegata, da un punto di vista logico, alla notizia,<br />

concordemente riferita dal Mutolo e dal Mannoia, che lo stesso dispensasse “favori” al<br />

Bontate e ad altri “uomini d’onore” proprio nella zona di influenza mafiosa del predetto<br />

Bontate.<br />

Ha ammesso di avere avuto rapporti di saluto con il Bontate ed anche di avere, in<br />

qualche occasione, effettuato con lui qualche consumazione in un bar della via Roma, pur<br />

ammettendo di essere a conoscenza che il Bontate era esponente di rilievo di una famiglia<br />

mafiosa palermitana; ha così giustificato il suo comportamento, quanto meno insolito per un<br />

funzionario di Polizia: “ Io che il Bontate fosse mafioso l’ho sempre saputo (anche quando<br />

lo incontravo sotto casa) così come lo sapeva tutta Palermo, per averlo appreso dai<br />

giornali e dalla voce del popolo e in Questura;...Non è che io potevo non salutarlo...mi<br />

facevo sparare!”.<br />

Con riferimento al dott. Purpi Pietro, altro collaborante di giustizia, Gioacchino<br />

Pennino, ha reso dichiarazioni che riscontrano, ulteriormente, le dichiarazioni sul punto di<br />

Mutolo e Mannoia, e che sono, peraltro, fondate su esperienze personali vissute direttamente<br />

dallo stesso collaborante.<br />

Egli ha dichiarato di avere conosciuto, fin dal 1975, il dott. Purpi quale dirigente del<br />

I° Distretto di Polizia, avente sede in uno stabile di via Roma, al civico n° 111, in cui erano<br />

ubicati anche i locali del laboratorio di analisi gestito dal Pennino dal 1963 e fino al 1993<br />

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