PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

pergamena, nonchè l’obbligo di contribuzione al fine di sostenere le iniziative cattoliche in
Terra Santa e l’obbligo di partecipazione alle messe periodiche, escludendo che
dall’iscrizione potessero derivare vincoli di solidarietà di qualsivoglia genere tra i suoi
appartenenti (cfr. ff. 1-24-28-29 ud. 9/9/1994).
Richiesto di dire quali fossero i criteri in base ai quali venivano selezionati i
Cavalieri ha testualmente risposto: “ essere cattolici praticanti, essere persone per bene,
essere disposti a versare un qualche contributo da mandare in Terra Santa” (cfr. f. 14 ud.
cit.).
Fatto rilevare al teste che tali criteri, così ampi da non consentire una selezione
significativa, si pongono in contrasto con l’esigenza di richiedere una raccomandazione per
essere ammessi al predetto Ordine, non è stato in grado di dare in alcun modo
giustificazione alla propria contraddizione.
In un appunto in data 29/12/1992, firmato e depositato personalmente dall’ex capo
della Polizia, Prefetto Vincenzo Parisi, all’udienza del 15/7/1994, in cui si dà atto di
un’indagine conoscitiva sull’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, condotta dalla Direzione
Centrale di Prevenzione ex U.C.I.G.O.S, si ha modo di leggere:
” Per la Sicilia, a Palermo Luogotenente per la Sicilia Occidentale è dall’Aprile
1988 l’Arcivescovo Salvatore Cassisa, già a capo della diocesi di Monreale, il quale ha
preso il posto del dimissionario (e chiacchierato) Cav. del Lav. Conte Arturo
Cassina...All’inizio del 1988, in relazione alle vicende connesse all’assassinio a Palermo
dell’ex Sindaco Giuseppe Insalaco e dell’agente di P.S. Natale Mondo, la stampa nazionale
si occupò dell’imprenditore siciliano conte Arturo Cassina, in particolare nella sua veste di
Luogotenente dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Ampio risalto
venne dato ai nomi di politici, magistrati, imprenditori, alti funzionari dello Stato, Ufficiali
dell’Arma ed intellettuali che avevano ricevuto a Palermo le insegne dell’Ordine. Secondo,
poi, un ‘interrogazione parlamentare presentata dal radicale Teodori, il Conte Arturo
Cassina, incriminato insieme ad ex sindaci per atti relativi alla commistione tra affari,
politica e mafia, si sarebbe servito di questa rete di relazioni e di comune affiliazione
all’Ordine per costruire, espandere e rafforzare il suo potere finanziario-imprenditoriale.
Effettivamente nei confronti del Conte Cassina esiste richiesta del P.M. di Palermo per
rinvio a giudizio, in concorso con quattro ex sindaci, il genero ed ex assessori, per falso in
bilancio, frode in pubbliche forniture, truffa aggravata continuata, interesse privato in atti
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