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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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proseguita sia pure con diverse modalità operative, ed in particolare attraverso la<br />

dislocazione sul territorio di Palermo di diversi informatori (cfr. 119 e ss. ud. cit.).<br />

Il Tripodi ha, quindi, riferito che, quando già la sua identità era stata scoperta, il<br />

dott. Giuliano aveva avuto modo di esternargli i sospetti che nutriva nei confronti di Bruno<br />

Contrada: una mattina, tra il Dicembre del 1978 ed il Gennaio del 1979, Giuliano si era<br />

dimostrato contrariato del fatto che l’agente americano si fosse recato nell’ufficio del<br />

predetto funzionario (dove era stato trattenuto per una breve conversazione e dove gli era<br />

stata mostrata una collezione di armi che questi teneva nella sua stanza) manifestando il<br />

proprio disappunto per il fatto che l’agente avesse potuto riferire alcuni particolari<br />

dell’operazione in corso al dott. Contrada; Tripodi gli aveva, quindi, chiesto il motivo delle<br />

sue preoccupazioni e Giuliano gli aveva risposto che non si fidava di lui ed in modo<br />

esplicito gli aveva raccomandato di non fare menzione al dott. Contrada delle attività<br />

investigative in corso (“gli chiesi il perchè e lui mi rispose: non mi fido di lui...accettai<br />

senza nessuna riserva le istruzioni di Giuliano”- cfr. ff. 117 e ss.- 156 ud. cit.).<br />

I sospetti in ordine alla presenza di una “talpa” nell’ambito della Polizia di Palermo<br />

furono aggravati dall’inspiegabile insuccesso di altri due tentativi posti in essere per<br />

contattare i gruppi mafiosi per il tramite di agenti-informatori, in relazione ad acquisti di<br />

eroina. Nel Maggio del 1979 il Tripodi, che aveva ricevuto diverse minacce telefoniche, era<br />

stato costretto a lasciare la Sicilia, ma aveva continuato a collaborare da Roma con la Polizia<br />

di Palermo, fino a quando nel Giugno dello stesso anno aveva fatto rientro negli Stati Uniti<br />

(cfr. ff. 130 e ss.- 194 e ss. ud. cit.).<br />

Anche nel periodo della sua permanenza a Roma egli aveva continuato ad avere<br />

contatti telefonici quotidiani con Giuliano che già ad Aprile aveva concluso la prima fase<br />

dell’operazione a carico di soggetti coinvolti nel traffico di droga tra la Sicilia e gli Stati<br />

Uniti e che era ancora impegnato nella fase riguardante il riciclaggio di denaro e la<br />

violazione delle norme sulle valute nella quale era coinvolto tra gli altri il gruppo mafioso<br />

dei Sollena e dei Savoca (cfr. ff. 133 e ss.- 176 ud. cit.).<br />

Anche dagli Stati Uniti Tripodi aveva continuato ad avere contatti telefonici con<br />

Giuliano e nel corso di uno di questi, verificatosi cinque, sei giorni dopo l’omicidio<br />

dell’avv.to Giorgio Ambrosoli, “ Giuliano sconfortato gli disse al telefono che, due giorni<br />

prima dell’omicidio, egli aveva incontrato personalmente l’Ambrosoli con il quale si erano<br />

scambiati importanti informazioni sui canali di riciclaggio” (cfr. ff. 138 e ss. ud. cit. - il<br />

teste ha dichiarato di non essere in grado di ricordare con esattezza se Giuliano gli avesse<br />

riferito il luogo in cui era avvenuto l’incontro- cfr. f. 184 ud. cit.).<br />

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