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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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Di nessun rilievo appare al fine di evincerne il suo impegno investigativo a carico del<br />

Riccobono appare la circostanza evidenziata dall’imputato secondo cui, quando era addetto<br />

all’Ufficio dell’Alto Commissario per il coordinamento della lotta contro la delinquenza<br />

mafiosa, aveva segnalato al Prefetto De Francesco e questi, a sua volta alla Magistratura ed<br />

alle Forze di Polizia, l’opportunità di indagini parimoniali e fiscali sulle società facenti capo<br />

al Riccobono in quanto risulta dagli stessi documenti citati dall’imputato ed acquisiti in atti<br />

che tali sollecitazioni erano state fatte in un periodo in cui (Dicembre 1982) l’imputato<br />

aveva già acquisito con certezza la noizia dell’avvenuta scomparsa e verosimile<br />

soppressione del mafioso Riccobono (cfr. documenti acquisiti all’udienza del 31/5/1994).<br />

Tutti gli elementi evidenziati rafforzano, ulteriormente, l’attendibilità di Gaspare<br />

Mutolo e consentono di escludere ogni fondamento alle prospettate tesi difensive.<br />

Un ultimo riferimento deve essere fatto alla vicenda giudiziaria relativa all’omicido<br />

Cappiello, addotta dall’imputato come principale esempio della pervicacia nella sua azione<br />

nei confronti del gruppo di mafia facente capo al Riccobono e, conseguentemente, come<br />

principale causa della volontà di vendetta che avrebbe ispirato le dichiarazioni di Gaspare<br />

Mutolo nei suoi confronti.<br />

Deve subito rilevarsi che il gravissimo fatto in questione si verificò il 2Luglio del<br />

1975 e che le indagini conseguenti, condotte dalla Squadra Mobile di Palermo, sotto la<br />

direzione di Bruno Contrada, all’epoca dirigente del predetto organismo di P.G., vennero<br />

riferite all’A.G. con rapporto preliminare di denuncia del 4/7/1975 e con rapporto definitivo<br />

dell' 8/9/1975 (cfr. doc. n° 20 prod. dal P.M. - acquisito all’udienza del 6/5/1994).<br />

L’omicidio venne consumato nella borgata di Pallavicino, dinanzi alla Chiesa di SS.<br />

Maria Consolatrice, e trasse origine da un tentativo di estorsione, che si protraeva da circa<br />

due anni, in danno dell’industriale Angelo Randazzo, titolare di uno stabilimento di<br />

materiale fotografico, con sede nella via Castelforte.<br />

<strong>La</strong> sera del 2/7/1975, venne predisposto un servizio di appostamento, nel tentativo di<br />

sorprendere gli ignoti malfattori che avevano concordato telefonicamente, con il predetto<br />

industriale un appuntamento per la consegna del denaro. Il Randazzo si presentò<br />

all’appuntamento a bordo della propria macchina, dentro la quale aveva preso posto,<br />

nascosto nella parte posteriore, l’agente di P.S. Gaetano Cappiello, mentre altro personale<br />

della Squadra Mobile, con varie forme di copertura, presidiava la zona.<br />

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