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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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stupefacenti gestiti dalle famiglie mafiose c.d. “corleonesi”. Le informazioni rese sin<br />

dall’inizio da tale collaborante si sono rivelate anche per questo di straordinario rilievo<br />

consentendo di ottenere importanti conferme di quanto era già stato acquisito sulla struttura<br />

e sulle regole di “Cosa Nostra” dai primi pentiti di mafia, ma con un significativo<br />

aggiornamento della mappa delle “famiglie” e dei “mandamenti” di Palermo ed un prezioso<br />

nuovo contributo su personaggi di ogni livello del crimine organizzato siciliano nonchè su<br />

numerosi delitti commessi dall’organizzazione ed in particolare sulla ricostruzione di circa<br />

un decennio di traffici di eroina tra la Sicilia e gli Stati Uniti d’America.<br />

Secondo quanto lo stesso collaborante ha avuto modo di chiarire, anche nell’ambito<br />

dell’odierno procedimento, la storia del suo “pentimento” è stata caratterizzata da una<br />

tormentata evoluzione che per ragioni diverse solo in epoca recente è pervenuta ad una<br />

collaborazione integrale e senza piu’ riserve con l’Autorità Giudiziaria (cfr. ff. da 3 a 7<br />

trascr. ud. 29/11/1994). Ha spiegato che quando nel 1989 aveva iniziato la propria<br />

collaborazione con la Giustizia, si era limitato ad autoaccusarsi di appartenenza<br />

all’associazione criminale “Cosa Nostra” nonchè di reati in materia di armi e traffico di<br />

stupefacenti. In tale fase, pur avendo spontaneamente maturato per ragioni personali la<br />

scelta della dissociazione da “Cosa Nostra”, deliberatamente aveva deciso di non affrontare<br />

il delicato tema delle accuse nei confronti di soggetti appartenenti alle Istituzioni collusi con<br />

la mafia per una certa sfiducia nei confronti dello Stato italiano che non gli sembrava<br />

approntare alcuna efficace politica governativa di lotta alla mafia nè tantomeno di tutela dei<br />

collaboranti e dei loro familiari; nel contempo aveva deciso di non confessare le proprie<br />

responsabilità in ordine agli omicidi commessi, per ragioni esclusivamente personali, dovute<br />

alla difficoltà di affrontare questo aspetto della propria antecedente condotta di vita con la<br />

propria convivente e con la figlia avuta da quest’ultima (cfr. testualmente “ non mi sono<br />

sentito in quel momento della mia collaborazione di andare oltre i racconti che, certamente,<br />

avrebbero investito l’autorità dello Stato o comunque rappresentanti dello Stato di diversi<br />

livelli, compreso anche la collusione tra “Cosa Nostra” ed ambienti politici....inoltre non<br />

mi accusai di avere commesso omicidi per una questione che non aveva niente a che vedere<br />

con lo Stato, ma una questione personale nei confronti della mia famiglia, ..mi riferisco alla<br />

mia donna e a mia figlia..... dichiarando che avevo raffinato eroina, ero un trafficante di<br />

stupefacenti. Non me la sentivo di continuare con il mio racconto, andando anche su fatti<br />

molto piu’ sanguinari, quelli degli omicidi, perchè avevo molta paura di<br />

fronteggiare.....diciamo di affrontare questa realtà insieme ai miei familiari” (cfr.ff.4 e 5<br />

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