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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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conseguenze sanzionatorie che da questo rifiuto gli sarebbero derivate.<br />

Gli accertamenti riferiti evidenziano l’ampiezza e la lealtà della collaborazione del<br />

collaborante, attesi gli esiti giudiziari delle sue dichiarazioni ed i numerosi reati di cui si è<br />

autoaccusato. L’intrinseca attendibilità delle sue dichiarazioni è, poi, ulteriormente<br />

avvalorata dalla circostanza del suo spessore criminale e dal tipo di relazioni intrattenute<br />

con molti “uomini d’onore” durante la sua lunga carcerazione, al punto da essere<br />

individuato come esecutore del delicato incarico di uccidere il dott. De Gennaro.<br />

Ogni prospettiva difensiva di eventuali manipolazioni delle sue dichiarazioni appare<br />

insostenibile atteso che si tratta di soggetto che ha prestato la sua collaborazione nell’ambito<br />

di procedimenti di competenza di altre Procure (soprattutto Messina e Reggio Calabria) che<br />

si sono occupate della sua ammissione allo speciale programma di protezione senza essere<br />

in alcun modo interessate al presente processo. <strong>La</strong> sua posizione assolutamente<br />

disinteressata nei confronti dell’imputato emerge anche dalla circostanza che si tratta di<br />

soggetto della criminalità messinese di cui il dott. Contrada non si è mai occupato nel corso<br />

della sua carriera e come ha dichiarato lui stesso all’udienza del 13/10/1995, prima del<br />

presente processo non aveva mai sentito neppure il nome del Costa.<br />

Peraltro il collaborante si è limitato a riferire un limitato episodio, cui aveva avuto<br />

modo di assistere personalmente e del tutto casualmente, che costituendo quasi uno sfogo<br />

spontaneo da parte dello Spadaro è del tutto inattaccabile rispetto alla linea difensiva della<br />

millanteria; egli non è quindi depositario di alcuna confidenza espressamente rivoltagli da<br />

altri e non ha in alcun modo cercato di attribuire alle parole sentite pronunziare dallo<br />

Spadaro, nell’occasione descritta, significati ulteriori rispetto a quelli emergenti dal loro<br />

stesso tenore letterale.<br />

Tali caratteristiche delle dichiarazioni rese nell’odierno processo dal collaborante se<br />

da un lato ne ridimensionano il contributo probatorio, privo di valenza autonoma se non<br />

raccordato alle altre emergenze processuali, dall’altro ne evidenziano l’inconfutabile<br />

genuinità.<br />

L’episodio riferito si riduce, infatti, alla circostanza dedotta di avere assistito ad una<br />

reazione posta in essere dallo Spadaro, l’esponente di maggior spicco di “Cosa Nostra”<br />

detenuto nella medesima cella del Costa, costituita da un’ espressione dialettale “nnu<br />

consumaru” accompagnata da un gesto di disperazione (le mani ai capelli) alla notizia<br />

diffusa dal telegiornale dell’avvenuto arresto del dott. Contrada.<br />

Occorre subito dire che la circostanza della comune detenzione del collaborante<br />

unitamente ai citati Pietro Scarpisi, Cosimo Vernengo e Vincenzo Spadaro nella medesima<br />

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