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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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di protezione in loro favore; la discussione si era conclusa con l’intesa che la<br />

verbalizzazione sarebbe avvenuta in occasione di una successiva rogatoria che era stata poi<br />

quella del Maggio successivo che, però, aveva avuto un esito diverso da quello concordato;<br />

il teste ha precisato che al predetto scambio di battute non avevano partecipato nè il dott.<br />

Ajala nè il giudice Lehman (cfr. p.v. dichiarazioni del teste Enrico Mazzacchi- acquisito<br />

all’udienza del 14/10/1994).<br />

<strong>La</strong> testimonianza resa dall’ispettore Mazzacchi si integra con quella resa dal dott.<br />

Ajala, il quale ha riferito di avere rilevato la presenza in aula di un funzionario di Polizia<br />

elvetica durante la rogatoria del 3 Febbraio 1989, pur non avendone ricordato con precisione<br />

l’identità; egli ha, altresì riferito della preliminare richiesta fatta dal Tognoli in quella sede,<br />

prima dell’inizio della verbalizzazione, di conferire riservatamente con il proprio difensore e<br />

del successivo scambio di battute tra il dott. Falcone, il Tognoli e l’avv.to Gianoni, subito<br />

dopo essere rientrati nell’aula.<br />

Da quanto si è fin qui esposto si evince che le testimonianze rese dai due funzionari<br />

di Polizia elvetica, Gioia e Mazzacchi, e dai due magistrati, uno italiano ed uno svizzero,<br />

dott. Ajala e dott.ssa Del Ponte, che con il Tognoli avevano avuto diretti contatti a seguito<br />

della sua costituzione a Lugano, hanno consentito di ricostruire con assoluta precisione le<br />

diverse dichiarazioni rese dal Tognoli nel periodo della sua presenza in Svizzera: i predetti<br />

testi, tutti altamente attendibili e totalmente disinteressati rispetto all’esito dell’odierno<br />

processo, attraverso dichiarazioni precise, frutto della propria qualificata esperienza<br />

personale, hanno consentito di accertare che Oliviero Tognoli, in piu’ occasioni ed alla<br />

presenza di piu’ soggetti, aveva individuato nel dott. Contrada il soggetto che ne aveva<br />

favorito la fuga, attraverso un’informazione telefonica fattagli pervenire mentre si trovava<br />

all’hotel “Ponte” di Palermo nell’imminenza dell’esecuzione a suo carico di un<br />

provvedimento restrittivo emesso dalla Polizia Giudiziaria.<br />

E’ emerso, infatti, che fin dal primo colloquio avuto con il commissario di Polizia<br />

elvetico, incaricato di prelevarlo all’aeroporto di Lugano, il Tognoli gli aveva<br />

spontaneamente rivelato di essere stato favorito nella sua latitanza dall’ informazione<br />

ricevuta da un suo “pari grado”.<br />

Di scarso rilievo appare la tesi sostenuta dalla difesa secondo cui il grado rivestito a<br />

quell’epoca dal dott. Contrada era diverso e piu’ elevato da quello ricoperto dal<br />

Commissario Gioia, ed infatti non può certo pretendersi che il Tognoli conoscesse con<br />

precisione la corrispondenza tra i gradi gerarchici delle Forze di Polizia italiane e quelle<br />

svizzere, essendo del tutto evidente che con quell’espressione egli intendesse riferirsi, così<br />

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