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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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alla sua intercessione, il rilascio del porto di pistola e che anche lui era in attesa di riceverlo.<br />

Successivamente lo stesso Caro Federico aveva confermato allo Spatola il favore<br />

ricevuto dal dott. Contrada nonchè il suo rapporto di appartenenza alla Massoneria, peraltro,<br />

confermatogli anche dai già citati massoni Umberto Vella (indicato dal collaborante come<br />

politico eletto nelle file del Partito <strong>Repubblica</strong>no, già impiegato come il Caro alla<br />

"Tessilcon", per il quale egli si sarebbe attivato nel corso della campagna elettorale), Dieli "<br />

l'armiere" e l'avv.to Messina; quest'ultimo, in particolare, gli aveva riferito che il dott.<br />

Contrada era, oltre che massone, "disponibile" verso le " famiglie di Cosa Nostra" . Al<br />

riguardo l’ avv. Messina gli aveva detto che Contrada aveva dimostrato tale "disponibilità"<br />

avvertendo in tempo le "famiglie" del trapanese delle grosse operazioni di polizia eseguite<br />

nel territorio con impiego di molti mezzi ed uomini provenienti da diverse provincie<br />

siciliane (cfr. ff. 26 e ss. 55 e ss.- 113 e ss trascr. cit - in sede di controesame la difesa ha<br />

contestato allo Spatola che nell'interrogatorio reso al P.M. in data 23/12/1993 egli, nel<br />

riferire quanto appreso sul conto del dott. Contrada dall'avv. Messina, aveva dichiarato di<br />

essere al corrente che, al tempo delle notizie fatte trapelare dal Contrada sulle perquisizioni<br />

prossime a svilupparsi in tutta la provincia, ricopriva l'incarico di capo di Gabinetto all'Alto<br />

Commissario, mentre in sede dibattimentale non ha ricordato tale circostanza parlando del<br />

Contrada come di " un poliziotto con un alto grado" - cfr. ff. 113 e ss. trascr. cit. e p.v. in<br />

data 23/12/1993 acquisito all'udienza del 27/4/1994).<br />

Lo stesso Spatola, in alcune occasioni in cui si trovava a Campobello, era stato<br />

avvisato tempestivamente degli imminenti controlli di Polizia dal suo capo-famiglia<br />

Messina Antonio, e così aveva potuto occultare in tempo le armi che deteneva nella propria<br />

abitazione (in un primo momento il collaborante ha ricordato che ciò era accaduto una volta<br />

nel 1983, a seguito della sua scarcerazione, ed un’ altra volta nel gennaio del 1986, prima di<br />

sottrarsi alla esecuzione della misura di prevenzione inflittagli- - v. f. 58 trascr. ud. cit.- ma,<br />

successivamente, rammentando che nel 1986 il Messina era detenuto, ha ristretto la<br />

collocazione cronologica delle notizie fatte pervenire dal Contrada al periodo compreso tra<br />

il 1983 ed il 1985- cfr. f. 135 trascr. cit.). Ha precisato che, secondo quanto a sua<br />

conoscenza, il dott. Contrada non era l'unico a fornire tali notizie alle "famiglie" del<br />

trapanese pervenendo, alcune volte, gli avvertimenti, nell'ambito locale, anche da tale<br />

Pellegrino, ispettore di Polizia presso il Commissariato di Mazara, cognato di Nunzio Spera,<br />

"uomo d'onore" della famiglia di Campobello di Mazara.<br />

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