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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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come chiaramente recepito dal commissario Gioia, ad un alto funzionario di Polizia italiano.<br />

Occorre evidenziare che l’ammissione fatta dal Tognoli in tale momento appare di<br />

particolare rilevanza in quanto il commissario Gioia era il primo funzionario di Polizia con<br />

il quale era entrato in contatto subito dopo avere realizzato la propria decisione di costituirsi<br />

alle Autorità elvetiche, in un momento quindi in cui si era predisposto ad un rapporto di<br />

natura collaborativa con le predette autorità ed in cui non avrebbe avuto alcun senso esordire<br />

con una affermazione menzognera in ordine alle circostanze che avevano reso possibile la<br />

sua lunga latitanza.<br />

Altrettanto significativo appare che il Tognoli avesse riferito con assoluta precisione<br />

al commissario Gioia di essere stato informato dell’imminente emissione a suo carico di un<br />

provvedimento restrittivo attesocchè, come è stato possibile ricostruire sulla base della<br />

documentazione acquisita e della testimonianza resa dal dott. De Luca, il giorno in cui il<br />

Tognoli si era reso irreperibile, il 12 Aprile 1984, non era stato ancora emesso un ordine di<br />

cattura a suo carico da parte del magistrato, ma era stata solo concordata dal dott. De Luca<br />

l’esecuzione di un fermo ad iniziativa della P.G. di Palermo.<br />

Nel corso delle dichiarazioni rese, nell’ambito del procedimento penale svizzero, alla<br />

dott.ssa del Ponte nel Dicembre del 1988, il Tognoli aveva fatto mettere a verbale che il<br />

soggetto che lo aveva informato era un funzionario di Polizia che gli aveva fatto una<br />

tempestiva telefonata mentre si trovava all’hotel “Ponte” di Palermo (circostanza che, come<br />

si avrà modo di precisare nel prosieguo, ha ricevuto specifica conferma in altre risultanze<br />

testimoniali e documentali).<br />

Sin dalle prime battute scambiate con il dott. Falcone, a conclusione<br />

dell’interrogatorio svizzero condotto dalla dott.ssa Del Ponte la mattina del 3 Febbraio 1989,<br />

il Tognoli aveva ammesso che la sua fuga da Palermo non era stata casuale (tale scambio di<br />

battute era stato recepito dal teste Ajala che aveva avuto modo di prestarvi attenzione in<br />

quanto seduto al tavolo vicino ai predetti mentre invece la dott.ssa del Ponte era intenta a<br />

rileggere il verbale appena concluso); avvicinato subito dopo dal dott. Falcone e dalla<br />

dott.ssa Del Ponte, mentre stava per uscire dall’aula, il Tognoli aveva ammesso,<br />

rispondendo con un esplicito “ si ” accompagnato anche da un gesto di assenso del capo, che<br />

era proprio il dott. Contrada il soggetto che lo aveva informato dell’imminente<br />

provvedimento restrittivo a suo carico.<br />

Nelle fasi preliminari alla rogatoria italiana eseguita nel pomeriggio dello stesso<br />

giorno, 3 Febbraio 1989, dopo che il Tognoli aveva chiesto ed ottenuto di parlare<br />

riservatamente con il proprio legale, avv.to Gianoni, questi aveva confermato al dott.<br />

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