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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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anche aggiunto un altro particolare (sapeva di altre telefonate intercorse tra Contrada e<br />

Imposimato) che non risulta in alcun modo avesse fatto presente nelle citate dichiarazioni<br />

rese all’A.G. nel 1981, acquisite agli atti a seguito delle contestazioni mosse dal P.M. (cfr.<br />

dich. rese da Ignazio D’Antone al P.M. di Palermo in data 19/6/1981 acquisite all’ud. del<br />

14/7/1995 e dep. dibatt. D’Antone ff. 98 e ss. ud. 14/7/1995).<br />

In conclusione la tardiva ed infondata giustificazione che l’imputato ha tentato di<br />

addurre sul proprio operato mette in evidenza il suo tentativo difensivo di ridimensionare gli<br />

addebiti di inerzia ed immobilismo nei confronti della mafia denunciati a suo carico, in<br />

epoca non sospetta, dal Questore Immordino.<br />

Appare, poi, di peculiare rilevanza la circostanza che la resistenza palesata dal dott.<br />

Contrada era finalizzata in modo specifico ad evitare l’inoltro all’A.G. di un rapporto per il<br />

mero reato associativo funzionale ad un’operazione di arresti in flagranza e ciò in piena<br />

coincidenza con quanto affermato dal collaborante Gaspare Mutolo il quale ha chiarito che<br />

la mafia temeva piu’ di ogni altra iniziativa ed era fermamente decisa ad evitare proprio tale<br />

tipo di rapporto.<br />

Di altrettanta gravità appare la circostanza che, come espressamente evidenziato<br />

nella relazione redatta nel 1980 dal vice-questore Borgese, condivisa dalla relazione<br />

ispettiva del dott.Zecca del 1981, le fughe di notizie in ordine all’operazione del 5/5/1980,<br />

provenienti dagli ambienti della Criminalpol diretta dal dott. Contrada, apparivano<br />

chiaramente finalizzate a segnalare all’esterno che la complessa e delicata operazione di<br />

polizia era stata decisa ed attuata all’insaputa di alcuni tradizionali organi investigativi della<br />

Questura che in tal modo riuscivano, quindi, a dissociare le proprie responsabilità da<br />

quell’operazione.<br />

Deve, poi, osservarsi che la linea di condotta adottata dal Contrada nella descritta<br />

occasione si è rivelata ben diversa da quella adottata nel 1971 quando, ancora ritenuto dalle<br />

cosche mafiose temibile avversario, aveva attivamente collaborato alla redazione del noto<br />

rapporto c.d. dei 114. Come si è già avuto modo di esaminare (v. scheda relativa al<br />

collaboratore Gaspare Mutolo) in quella circostanza Contrada era stato ben sensibile alla<br />

necessità di fornire una risposta immediata, con una azione forte da parte della Polizia<br />

Giudiziaria, all’omicidio del Procuratore Scaglione; lo stesso imputato ha avuto modo di<br />

precisare che in quella circostanza non aveva esitato a raccogliere il materiale investigativo<br />

esistente e ad individuare, in collaborazione con il cap. Russo, in brevissimo tempo, un<br />

elenco di pericolosi soggetti appartenenti alle famiglie mafiose e a trarli in arresto; nel 1980,<br />

invece, quando secondo le concordanti dichiarazioni rese a suo carico dai collaboratori di<br />

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