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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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Contrada (basti ricordare che è stato sempre difeso anche pubblicamente ed anche dopo il<br />

suo arresto dal dr. De Luca e che lo stesso De Luca ha riferito che nel Febbraio del 1993, a<br />

causa di una dichiarazione resa alla stampa di stima e apprezzamento nei confronti del dott.<br />

Contrada, lui ed il dott. D’Antone, già addetti al S.I.S.D.E, erano stati restituiti<br />

all’Amministrazione di provenienza con provvedimento del Presidente del Consiglio dei<br />

Ministri, che non recava alcuna formale motivazione- cfr. ff. 11-12 e 13 ud. 4/10/1994), con<br />

la ricostruzione puntuale delle vicende che avevano condotto a quei due arresti, nati da<br />

notizie confidenziali personalmente recepite dallo stesso De Luca, ha ridimensionato il ruolo<br />

che l’imputato ha voluto attribuire a se stesso in tali operazioni ed ha al contempo smentito<br />

altre meno attendibili dichiarazioni rese da altri testi citati dalla difesa (cfr. deposizioni rese<br />

su tali punti dai testi Belcamino- udienza del 20/1/1995 e Speranza- ud. 13/1/1995).<br />

D’altra parte deve considerarsi che, per il ruolo di grande prestigio ricoperto, il dott.<br />

Contrada, all’epoca dirigente della Squadra Mobile, non solo non poteva rischiare di<br />

ingenerare sospetti presso i suoi superiori ed i propri collaboratori ma doveva mantenere<br />

un’immagine di funzionario impegnato nella lotta ai mafiosi anche per conservare un ruolo<br />

di centralità che gli consentisse di rimanere al centro del flusso delle informazioni<br />

“importanti”. Certo è impensabile che un dirigente di tale livello potesse omettere rapporti<br />

di denuncia per favorire i mafiosi, tanto piu’ se necessitati da spunti investigativi e da<br />

operazioni condotte personalmente da altri funzionari, perchè un tale atteggiamento avrebbe<br />

immediatamente svelato il proprio doppio ruolo; ciò che l’organizzazione criminale poteva<br />

pretendere era, piuttosto, una “copertura” delle latitanze dei personaggi piu’ importanti,<br />

effettivamente realizzatasi, secondo le dichiarazioni rese dai collaboranti, per Rosario<br />

Riccobono e Salvatore Riina, il passaggio di notizie funzionali a limitare i “danni” per<br />

l’organizzazione mafiosa, in occasione di perquisizioni, indagini in corso e operazioni di<br />

polizia. A ciò si aggiunga che il 1976 è l’anno in cui Cancemi apprende in modo molto<br />

generico della “disponibilità” dell’imputato nei confronti dell’organizzazione mafiosa e<br />

certamente il passaggio da una posizione di agguerrito avversario (attestata da Mutolo fino<br />

alla fine del 1975) a quella di uomo “a disposizione” di “Cosa Nostra” non può, da un punto<br />

di vista logico, configurarsi come passaggio improvviso e totale, dovendo piuttosto essere<br />

ricostruito come un processo graduale, che se anche ebbe un avvio in quell’epoca - pur non<br />

essendo determinabile con assoluta precisione - solo successivamente si sarebbe<br />

consolidato, il che è dimostrato dal fatto che lo stesso Cancemi ha appreso gli episodi<br />

specifici riguardanti l’imputato solo nel 1979.<br />

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