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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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Attendibilità intrinseca del collaboratore di giustizia Gioacchino Pennino.<br />

In ordine ai riscontri acquisiti sull’attendibilità del Pennino ha riferito nel presente<br />

processo il cap. Luigi Bruno escusso sul punto all’udienza del 29/9/1995.<br />

Chiamato in correità quale “uomo d’onore” appartenente alla famiglia mafiosa di<br />

Brancaccio dai collaboratori di giustizia Giovanni Drago e Salvatore Cancemi, il Pennino, in<br />

data 1 Febbraio 1994, era stato colpito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere,<br />

emessa dal G.I.P. presso il Tribunale di Palermo, in quanto indagato in ordine al reato di<br />

associazione di tipo mafioso; il successivo 5 Aprile dello stesso anno era stato raggiunto da<br />

altra ordinanza di custodia cautelare emessa dal medesimo G.I.P., in relazione ai reati di<br />

abuso d’ufficio, corruzione, falso ideologico, truffa ed altro (cfr. ff. 1 e ss. dep. Bruno cit.).<br />

Resosi irreperibile alla prima delle predette ordinanze era stato tratto in arresto in<br />

Croazia l’8 Marzo del 1994 e, dopo un periodo di detenzione in quel paese, era stato<br />

estradato esclusivamente in relazione al reato di associazione per delinquere semplice; sulla<br />

base dell’estradizione concessa doveva essere scarcerato il 9 Settembre 1994 ma<br />

nell’Agosto dello stesso anno, rinunciando al predetto beneficio, aveva manifestato il<br />

proprio intendimento di collaborare con la Giustizia italiana esponendosi a tutte le<br />

conseguenze derivanti dalle sue stesse confessioni (cfr. ff. 3 e ss. - 31 e ss. ud. cit.) .<br />

Le sue dichiarazioni sono confluite in diversi procedimenti penali, tra i quali quello<br />

a carico di Calogero Mannino, già Ministro della <strong>Repubblica</strong> ed assessore regionale, per il<br />

reato di concorso esterno in associazione mafiosa, attualmente in corso di celebrazione<br />

dinanzi al Tribunale di Palermo; quello a carico di Vincenzo Inzerillo, già senatore della<br />

<strong>Repubblica</strong>, indagato in ordine al reato di associazione di tipo mafioso e quello a carico di<br />

Giuseppe Scoma, Nicola Bonanno ed altri per corruzione, in ordine al quale la D.D.A. di<br />

Palermo ha già avanzato richiesta di rinvio a giudizio (cfr. ff. 4 e ss. ud. cit. dep. Bruno).<br />

Il padre del collaborante Gaetano Pennino, nato a Palermo il 22 Aprile 1903<br />

deceduto nel 1984, risulta avere numerosi precedenti di Polizia a carico: nel 1927 era stato<br />

denunciato per lesioni dal Commisariato di P.S. di Palermo “Tribunali”; nel 1928 era stato<br />

denunciato, in stato di latitanza, per associazione per delinquere e reati contro la persona;<br />

nel 1929 per espatrio clandestino; nel 1931 per tentato omicidio e nel 1932 era stato rinviato<br />

a giudizio per tentata estorsione; nuovamente denunciato nel 1962, era stato sottoposto a<br />

provvedimenti di diffida nel 1962 e nel 1965 e nel 1968 era stato sottoposto alla misura di<br />

prevenzione della sorveglianza speciale della P.S. con divieto di soggiorno sia in Calabria<br />

che in Sicilia; nel 1980 era stato tratto in arresto unitamente ad altre sette persone in<br />

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