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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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Mutolo non aveva dato, però, alcuna certezza al dott. Falcone in ordine alla<br />

realizzazione della propria intenzione di collaborare (“il discorso rimane così che io, però,<br />

non è che ci dico con certezza : - si io mi metto a collaborare - “..) motivando le proprie<br />

perplessità con l’estrema diffidenza che nutriva nei confronti degli ambienti giudiziari<br />

palermitani risultandogli, con assoluta certezza, che quando Marino Mannoia aveva iniziato<br />

a collaborare, la notizia era giunta a “Cosa Nostra” molto prima della sua ufficializzazione e<br />

che c’era un collega dello stesso Falcone, il dott. Signorino, che comunicava all’esterno tutte<br />

le notizie di rilievo per “Cosa Nostra” (Mutolo ha dichiarato di avere rivelato, a questo<br />

punto, anche il nome di altre persone ma non si è detto certo di ricordare, con precisione, se<br />

nella stessa occasione aveva fatto anche il nome di Contrada come di un funzionario<br />

infedele cfr. ff. 76-77-88).<br />

Lo stesso giorno del colloquio con il giudice Falcone, Mutolo ha dichiarato di essere<br />

stato trasferito presso il centro clinico di Pisa dove, successivamente, nel Gennaio del 1992 ,<br />

si era verificato l’incontro con il dott. De Gennaro.<br />

Mutolo ha dichiarato di avere espresso subito al predetto funzionario la propria<br />

reticenza a parlare con giudici palermitani per timore che le sue rivelazioni potessero<br />

trapelare ancor prima di essere iniziate (“ io ho paura che prima che io parli, che racconti<br />

quello che ritengo utile per la lotta alla mafia mi uccidono “....” il Tribunale di Palermo<br />

era uno scolapasta” cfr. ff. 88 e 90 trascr. cit.).<br />

Il dott. De Gennaro gli aveva spiegato che per i fatti riguardanti il territorio di<br />

Palermo era imprescindibile parlare con i giudici palermitani ma che, se egli avesse avuto<br />

altre notizie di rilievo riguardanti il territorio di altre regioni, avrebbe potuto mettersi in<br />

contatto con giudici diversi; Mutolo gli aveva risposto che, avendo vissuto in Toscana per<br />

alcuni anni, era in grado di riferire notizie utili alla giustizia riguardanti anche questa zona,<br />

escludendo però di potere intraprendere qualsiasi tipo di collaborazione fintantocchè fosse<br />

rimasto detenuto in quel centro dove erano ricoverati altri mafiosi che avrebbero potuto<br />

insospettirsi per i colloqui da lui avuti prima con Falcone ed ora anche con De Gennaro, egli<br />

avrebbe, quindi deciso di rinviare ogni altra iniziativa in attesa di un suo trasferimento<br />

presso l’ospedale “Rizzoli” di Bologna (cfr. ff. 89 e ss. trascr. 7/6/1994 e ff. 59 e ss. trascr.<br />

ud. del 12/7/1994.).<br />

Successivamente Mutolo era stato dimesso dal centro clinico di Pisa e nuovamente<br />

ristretto presso il carcere di Spoleto; soltanto un paio di giorni dopo la strage in cui era stato<br />

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