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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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Le tesi difensive prospettate dall’imputato.<br />

Con precipuo riferimento al collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo l’imputato, sin<br />

dalle sue prime dichiarazioni nell’ambito dell’odierno procedimento, ha prospettato due<br />

principali linee difensive, tra loro alternative.<br />

Non ha escluso la buona fede di Mutolo nell’accusarlo, (in tal caso dovrebbe<br />

ritenersi che a mentire sia stato il Riccobono, che avrebbe millantato un rapporto con lui<br />

inesistente - tesi difensiva della millanteria) ma ha comunque precisato che Mutolo avrebbe<br />

avuto ottimi motivi per calunniarlo in quanto nel corso della propria attività di investigatore<br />

lo aveva perseguito in modo particolarmente efficace (tesi della calunnia per vendetta) : “<br />

può darsi che Mutolo, anche, parli in buona fede, perchè questi signori della mafia...anche<br />

tra di loro si tradivano, non si dicevano la verità, si colpivano alle spalle, millantavano,<br />

quindi non è da escludere che abbia raccolto delle voci e le abbia , poi, in buona fede<br />

riferite, io non credo mai al pentito che riferisce le cose per vendicarsi, anche se lui ne<br />

avrebbe tutti i motivi, perchè io veramente ho avuto da investigatore la mano molto pesante<br />

per lui” (cfr. ff. 96-97 ud. 12/7/1994).<br />

A proposito dei suoi rapporti con Riccobono ha decisamente negato qualsiasi tipo di<br />

contatto diretto (“ mai visto, mai conosciuto”), sia pure ai soli fini di un rapporto di natura<br />

confidenziale, ed ha dichiarato che questi era uno dei mafiosi che, unitamente agli uomini<br />

della sua cosca, aveva perseguito di piu’ nel corso della propria carriera, principalmente<br />

negli anni 1974-1975-1976 nei quali si era prevalentemente occupato della famiglia di<br />

Partanna-Mondello; ha indicato come principale esempio della propria “pervicacia<br />

investigativa” l’indagine relativa all’omicidio dell’agente di P.S. Gaetano Cappiello (cfr. ff.<br />

8 e ss. ud. 23/6/1995- ff 123 e ss. ud. 28/7/1995. ff. 16 e ss. ud. 8/11/1994).<br />

All’udienza del 16/12/1994 ha sostenuto che nessun funzionario di Polizia a Palermo<br />

ha svolto indagini su Riccobono con maggior impegno di quanto egli abbia fatto: “nel corso<br />

di questa mia attività di Polizia non c’è stata nessun’ altra famiglia di mafia che è stata<br />

perseguita come io ho perseguito la famiglia di Partanna-Mondello” e ciò per due<br />

essenziali ordini di ragioni:<br />

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