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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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circolazione delle notizie riguardanti le fonti informative provenienti dalle Istituzioni,<br />

successivamente con l'avvento dei "corleonesi", si erano imposte regole di maggiore<br />

segretezza ritenute essenziali alla permanenza in vita della stessa organizzazione criminale<br />

"Cosa Nostra"; poteva accadere allora che i capi mettessero al corrente gli altri "uomini<br />

d'onore" delle notizie apprese, ma senza svelarne la fonte tranne in alcuni rarissimi casi a<br />

propri fidatissimi adepti (cfr. ff 36 e ss. trascr. cit.). Ha precisato che, fino al periodo<br />

anzidetto, in cui erano ancora in vita capi come Bontate, Inzerillo e Riccobono, il proprio<br />

capo mandamento "Pippo" Calò aveva adottato una politica di mantenimento di buoni<br />

rapporti sia con i vecchi "esponenti" di "Cosa Nostra" sia con quelli emergenti facenti capo<br />

al Riina aggiungendo in particolare che nel periodo in cui il Calò aveva vissuto<br />

prevalentamente a Roma, dagli ultimi anni ‘70 fino al suo arresto, era stato in diretto<br />

contatto con una “decina” della famiglia del Bontate stanziatasi in quella città (cfr. ff. 39 e<br />

ss. trascr. cit.).<br />

Passando a trattare delle notizie in suo possesso sul conto dell'odierno imputato, il<br />

Cancemi ha riferito di avere appreso che il dott. Contrada era " persona molto vicina" a<br />

Stefano Bontate ed a Rosario Riccobono (cfr. ff. 41 e ss. trascr. cit.).<br />

Ha dichiarato di avere ricevuto tale informazione dal 1976 in poi direttamente da<br />

Lipari Giovanni, suo capo-decina e successivamente sotto-capo della famiglia di Porta<br />

Nuova, nonchè direttamente da "Pippo" Calò, proprio capo-mandamento, e da altri soggetti<br />

appartenenti a "Cosa Nostra" attesa la diffusione che tale notizia aveva via via assunto<br />

all'interno dell'organizzazione criminale in questione (" era come dire pane e pasta in Cosa<br />

Nostra che il Contrada era nelle mani di Cosa Nostra" - v. ff. 45 - 46- 71 trascr. cit.).<br />

Ha dichiarato di avere parlato dell'argomento, genericamente, una prima volta con il<br />

Lipari nel corso di un colloquio svoltosi in P.le Danisinni nei pressi di Piazza Indipendenza<br />

a Palermo; in quell'occasione aveva parlato della propria patente di guida ritiratagli nel 1971<br />

a seguito di una misura di prevenzione irrogatagli ed aveva manifestato il desiderio di<br />

riaverla; era tornato sull'argomento piu’ specificatamente sia con il Lipari che con il Calò<br />

nel 1979 quando era stato scarcerato (la data della scarcerazione è stata cronologicamente<br />

collocata dal collaborante nell'Agosto 1979 - f. 87 trascr. cit). In tale periodo il Lipari gli<br />

aveva confidato che il dott. Contrada si era interessato di fare avere la patente ed il porto<br />

d'armi a Stefano Bontate e la notizia gli era stata confermata dal Calò, che gli aveva anche<br />

detto che il dott. Contrada era un poliziotto corrotto molto vicino a Stefano Bontate ed a<br />

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