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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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esecuzione di un mandato di cattura per associazione per delinquere finalizzata alla<br />

commissione di artfizi e raggiri consistenti nel truccare le corse ippiche, reato per il quale<br />

era stato prosciolto con sentenza istruttoria di non doversi procedere in data 30/4/1980; le<br />

predette indagini a carico del padre del collaborante erano scaturite da quelle avviate nel<br />

1979, a seguito dell’omicidio del segretario provinciale della D.C. Reina Michele (cfr. ff. 18<br />

e ss. dep. Bruno cit.- rapporto redatto dalla Criminalpol in data 28/3/1979 a firma del dott.<br />

Bruno Contrada sull’omicidio Reina e seguiti in data 22/5/1979- 18/9/1979- 10/3/1980 -<br />

acquisiti in atti all’udienza del 16/12/1994).<br />

Tra i personaggi indicati nel corso del presente processo sono stati identificati:<br />

Giuseppe Di Maggio fu Pietro, deceduto il 19/10/1982, già pregiudicato e diffidato perchè<br />

indiziato di far parte della famiglia mafiosa di Palermo Brancaccio, sul cui conto hanno<br />

riferito i collaboratori di giustizia Leonardo Vitale, Tommaso Buscetta, Antonino<br />

Calderone, Salvatore Contorno, Gaspare Mutolo e Francesco Marino Mannoia i quali lo<br />

hanno concordemente indicato come capo della predetta famiglia mafiosa; Graviano<br />

Michele, parimenti ucciso nel 1982 a Palermo secondo quanto riferito dal pentito Calzetta<br />

per mano dei c.d. gruppi perdenti della “guerra di mafia”, è stato indicato da diversi<br />

collaboratori di giustizia quale “uomo d’onore” della famiglia mafiosa di Brancaccio, padre<br />

dei noti Benedetto, Giuseppe e Filippo Graviano, già condannati per il reato di associazione<br />

mafiosa nell’ambito del primo maxi processo; risulta che il Graviano in precedenza era stato<br />

colpito da numerosi colpi d’arma da fuoco che ne avevano comportato l’amputazione<br />

dell’arto; quando era stato ucciso il figlio aveva fatto riferimento in un verbale redatto<br />

presso gli uffici della polizia di Stato alla condizione di invalidità del padre formalmente<br />

ricondotta ad una caduta accidentale; Pietro Di Peri già residente a Ficarazzi ucciso il<br />

10/8/1982, figlio di Giovanni Di Peri, ritenuto capo della famiglia mafiosa di Villabate, era<br />

stato segnalato quale mafioso, diffidato e sottoposto a misura di prevenzione, piu’<br />

recentemente è stato indicato dai collaboratori di giustizia Contorno, Drago e Marchese<br />

come “uomo d’onore” della famiglia di Brancaccio (cfr. dep. cap. Bruno ff. 6 e ss. ud. cit. -<br />

sent. maxi cit. tomo 27 ff. 5200 e ss.).<br />

E’ stato riscontrato che Giuseppe Savoca dal Maggio 1970 al Gennaio 1981 era stato<br />

residente a Palermo nella via Leonardo Da Vinci al civico n° 94, dove si era effettivamente<br />

svolta la cerimonia di affiliazione del Pennino. E’ stato, altresì, accertato che il ristorante<br />

“<strong>La</strong> Bussola” di Mondello, indicato dal collaborante come locale gestito dall’associato<br />

mafioso Teresi, ove si era svolta una riunione con vari “uomini d’onore”, l’unica alla quale<br />

aveva partecipato personalmente, era stato gestito, nel periodo Giugno 1977- Luglio 1983,<br />

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