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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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Attendibilità intrinseca del collaboratore di giustizia Gaspare Mutolo.<br />

Sin dall’inizio della formale collaborazione con la Giustizia, avviata nel Giugno<br />

1992, il contributo investigativo di Gaspare Mutolo si è rivelato di straordinaria importanza<br />

perchè proveniente da un soggetto, sicuramente inserito all’interno di “Cosa Nostra”<br />

(essendo già stato condannato, come già evidenziato, con sentenza passata in giudicato per<br />

appartenenza a tale associazione mafiosa e per vari reati-fine commessi all’interno della<br />

stessa), con un ruolo di rilevante spessore criminale nell’ambito della famiglia mafiosa di<br />

Partanna-Mondello di Palermo ed altresì collegato, attraverso il traffico degli stupefacenti,<br />

al clan “Santapaola”, operante nel catanese, ed anche alla camorra napoletana.<br />

Proprio in ragione della sua lunga, ventennale, militanza all’interno di “Cosa<br />

Nostra”, Mutolo ha dimostrato di essere depositario di un enorme patrimonio di conoscenze,<br />

attinente a numerosissime vicende, spesso vissute in prima persona, e ad una molteplicità di<br />

relazioni interpersonali con altri “uomini d’onore” , di cui è stato in grado di rivelare i ruoli<br />

e le imprese criminose, non trascurando di confessare, in primo luogo, le proprie<br />

responsabilità in ordine a numerosi delitti, tra cui molti omicidi (circa trenta - cfr. f. 107 ud.<br />

cit.), i cui autori erano rimasti ignoti agli inquirenti.<br />

In tal modo Mutolo, dando prova di una scelta radicale di dissociazione da “Cosa<br />

Nostra”, ha certamente aggravato la propria posizione processuale, infatti alla vigilia della<br />

collaborazione, doveva scontare soltanto un residuo di pena di pochi anni e, pur avendo<br />

qualche pendenza per reati anche gravi (armi e droga), non aveva in corso procedimenti<br />

penali per omicidio.<br />

Mutolo, pertanto, con la piena confessione in ordine alla sua diretta partecipazione a<br />

numerosi omicidi, per i quali non era neppure indagato, ha reso certamente piu’<br />

convincente, su un piano logico, la sua scelta di dissociazione.<br />

Non vi è dubbio infatti, che nella vasta gamma dei riscontri possibili in ordine<br />

all’attendibilità intrinseca del propalante, tale atteggiamento di piena collaborazione con la<br />

giustizia, costituisce un importante, generale, positivo riscontro alla sua credibilità, in<br />

quanto sicuro indice della volontà del dichiarante di non tacere nulla di quanto a sua<br />

conoscenza, anche a costo di aggravare la propria posizione processuale, confessando<br />

responsabilità proprie e dei propri correi in ordine a delitti altrimenti destinati all’impunità.<br />

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