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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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nominati Gioè, i quali, sulla base delle indagini condotte dal dott. Giuliano, erano risultati<br />

coinvolti nella scoperta del covo di via Pecori Giraldi (cfr. ff. 38 e ss.- 54 e ss. rapporto<br />

7/2/1981 cit acquisito all’ud. del 6/5/1994).<br />

Erano questi gli elementi messi in luce dal cap. Basile nel corso delle ultime indagini<br />

compiute prima di essere ucciso dalla mafia, e che nella segnalazione del Marzo 1980,<br />

inoltrata dal dott. Contrada alla Polizia Amministrativa, erano stati prospettati come “ non<br />

chiari e comunque sospetti rapporti” del Calvello con i predetti mafiosi e che, dopo pochi<br />

mesi, nell’Ottobre del 1980 non avevano impedito all’odierno imputato, nella sua qualità di<br />

dirigente della Criminalpol, di esprimere un parere nettamente favorevole al rinnovo del<br />

porto di pistola per difesa personale al Calvello.<br />

Ogni tentativo prospettato dall’imputato al fine di difendere il proprio operato<br />

nell’episodio in oggetto ha rivelato tutta la sua inconsistenza e fragilità: alla data<br />

dell’Ottobre del 1980 Calvello Alessandro, già indicato dal pentito Vitale quale affiliato<br />

mafioso ed al centro di importanti indagini da parte degli organi inquirenti che ne avevano<br />

evidenziato gli stretti collegamenti con pericolosissimi mafiosi, non avrebbe potuto ottenere,<br />

sulla base delle rigorose direttive ministeriali vigenti in materia richiamate dallo stesso<br />

imputato ed in assenza del favorevole parere espresso dalla Criminalpol, il rinnovo del porto<br />

di pistola per difesa personale; il dott. Contrada, che pure nel 1974 aveva adottato un<br />

comportamento ben diverso segnalando alle Autorità competenti il Calvello come affiliato<br />

mafioso secondo le dichiarazioni del Vitale, che egli stesso aveva ritenuto attendibili, nel<br />

1980 lo aveva favorito con il rilascio di un parere favorevole al rinnovo di porto di pistola<br />

che egli stesso aveva avuto cura di presentare personalmente al Questore dell’epoca, il<br />

quale, pur ritenendo il dott. Contrada proprio “braccio destro” e degno di massima fiducia<br />

(cfr. dichiarazioni rese in tal senso dal teste Nicolicchia nel corso della sua deposizione<br />

dibattimentale), aveva avuto delle perplessità al punto da consultarsi anche con il Prefetto<br />

concordando una motivazione del provvedimento di rinnovo del porto di pistola al Calvello,<br />

di cui era stato l’evidente ispiratore il dott. Contrada.<br />

Tale ennesimo favoritismo emerso da inconfutabili risultanze documentali posto in<br />

essere nei confronti di un soggetto gravemente indiziato di appartenenza alla mafia (e<br />

successivamente condannato con sentenza irrevocabile per associazione mafiosa) si pone in<br />

singolare simmetria con il favoritismo adottato dallo stesso dott. Contrada nei confronti del<br />

mafioso Stefano Bontate (come già evidenziato, riferito concordemente dai collaboratori di<br />

giustizia Mannoia e Cancemi) e contribuisce significativamente ad avvalorare il<br />

complessivo quadro probatorio a carico dell’imputato.<br />

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