PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

al suo telegramma e se avesse interesse o meno ad incontrarlo (cfr. ff. 83 e ss. trascr. ud.
cit.).
Nel corso di un successivo colloquio, dopo circa 15-20 giorni dal primo, il difensore
gli aveva comunicato che il dott. Falcone, che non aveva potuto incontrare personalmente
ma che lo aveva chiamato al cellulare subito dopo avere ricevuto il suo messaggio lasciato
alla segretaria, gli aveva detto di non avere mai ricevuto il telegramma da parte del Mutolo
ma che, se egli avesse avuto ancora intenzione di parlargli, avrebbe dovuto lasciare traccia
scritta di tale richiesta compilando l’apposito modello presso il carcere di appartenenza .
Il Mutolo aveva, quindi, seguito tale indicazione ed i primi di Dicembre dello stesso
anno, e precisamente il 16 Dicembre 1991, il dott. Falcone, insieme ad un’altra persona (di
cui il collaborante non ha saputo riferire l’identità ma che il dott.Falcone gli aveva detto
essere persona fidata) si era recato, intorno all’ora di pranzo, presso il carcere di Spoleto per
un colloquio con lui (cfr.f f. 76- 85-96 - trascr. ud. cit.).
Nel corso del colloquio, durato in tutto circa venti minuti (cfr. f. 77 trascr. cit),
Mutolo aveva comunicato al dott. Falcone la propria volontà di collaborare parlando
esclusivamente con lui perchè, avendo saputo all’interno di “Cosa Nostra” che era un
obiettivo della mafia fermamente decisa ad ucciderlo, riponeva in lui la massima fiducia; a
tal punto Falcone gli aveva riferito che essendo passato ad altro incarico non avrebbe potuto
interrogarlo destando in lui una sensazione di profondo sgomento (cfr.testualmente f. 86
trascr. cit. “allora lui tutto assieme dice - ma io non ti posso interrogare - .....a me crolla
tutto il mondo addosso perchè già mi ero compromesso...io ormai ero indirizzato a volere
parlare con lui ed allora ci dico io - no non ne parliamo piu’, insomma argomento chiuso”)
.
Al chè Falcone, molto gentilmente, gli aveva spiegato di fare un lavoro diverso ma
che ciò non significava che si disinteressasse di lui, gli aveva, quindi, proposto di metterlo in
contatto con il dott. Manganelli, Mutolo, però, si era rifiutato dicendo di non volerne piu’
sapere di parlare con nessuno; Falcone gli aveva, quindi, fatto il nome del dott. De Gennaro
e, poichè Mutolo si era ricordato che, quando era detenuto per il maxi-processo a Palermo,
aveva appreso di un progetto della mafia di uccidere anche questo funzionario, essendo,
pertanto, certo che non si trattava di soggetto che poteva essere colluso con “Cosa Nostra”,
aveva accettato di avere un colloquio con lui (cfr. ff. 86-87).
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