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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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presentato i soggetti presenti; poco dopo i due si erano appartati per discutere, in un angolo<br />

in fondo al salone, mentre il tecnico aveva proceduto all’operazione di stima dell’anfora<br />

(cfr. ff.15- 16- 74 - 75 -76 - 158 ud. cit.).<br />

Dopo circa un’ora di esame del reperto archeologico (di cui il collaborante ha fornito<br />

una puntuale descrizione - v. ff. 70 e ss. del p.v. di trascr. cit.) da parte dell’esperto svizzero,<br />

con l’ausilio di strumentazione varia (ventosa ed altro), questi aveva concluso affermando<br />

che certamente si trattava di un pezzo antico, autentico, di notevole valore, incautamente<br />

trasportato dentro uno scatolo senza precauzione alcuna, ma che ai fini di una piu’<br />

approfondita valutazione si rendevano necessari altri esami da eseguire nel proprio<br />

laboratorio sui prelievi eseguiti, con riserva di comunicare l’esito degli stessi in un secondo<br />

tempo (cfr. ff. 16- 68 e ss.- 178 ud. cit.).<br />

Subito dopo l’operazione di stima lo Scavuzzo aveva corrisposto al tecnico la cifra<br />

pattuita di cinque milioni oltre le spese del viaggio, consegnatagli dal Tamburello la mattina<br />

prima della partenza, quindi tutti si erano salutati, dopo essere stati accompagnati alla porta<br />

dal signore che li aveva ospitati; lo Scavuzzo ed il Musso erano ripartiti alla volta di Mazara<br />

Del Vallo e gli altri in direzione dell’aeroporto dopo una sosta per il pranzo (cfr. ff. 16-17-<br />

147 e ss ud. cit.).<br />

Dopo qualche tempo, un mese e mezzo circa, lo Scavuzzo era tornato in Svizzera<br />

ricevendo ulteriore conferma dal tecnico, a seguito degli esami esperiti, che l’anfora era di<br />

notevole valore; tornato in Sicilia aveva riferito al proprio capo-mandamento l’esito del<br />

viaggio manifestandogli il proprio stupore per l’interesse verso quest’anfora e per le<br />

notevoli spese sostenute per la sua valutazione; a questo punto il Tamburello gli aveva<br />

rivelato che l’anfora non era piu’ in possesso di Messina Denaro Francesco che l’aveva<br />

regalata al dott. Messineo, messo a conoscenza dell’anfora dal suo amico, quel signore che a<br />

Palermo aveva assistito all’operazione di stima e che si identificava in Bruno Contrada (cfr.<br />

ff. 18 - 28- 159 ud. cit.).<br />

Il collaborante ha dichiarato di essere stato a conoscenza degli incarichi istituzionali<br />

ricoperti dal citato dott. Messineo ed anche del ruolo dallo stesso svolto per conto di “Cosa<br />

Nostra” (lo ha ha definito il massimo esponente della Questura, prima di Castelvetrano e poi<br />

di Trapani “a disposizione “ di “Cosa Nostra” in quella provincia); aveva avuto invece,<br />

bisogno di chiedere al proprio capo-mandamento chi fosse Bruno Contrada, di cui non<br />

sapeva nulla, apprendendo dallo stesso Tamburello che anche lui era “ un uomo dello Stato”<br />

(cfr. ff. 18- 24- 137 ud. cit.).<br />

Solo in epoca successiva a tali fatti, mentre si trovava detenuto, lo Scavuzzo, avendo<br />

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