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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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persone, e tra queste a Rosario Riccobono suo fidato amico, l'intenzione di allontanarsi da<br />

Palermo e di ritornare in Brasile con la famiglia, ditalchè il Riccobono aveva tentato di<br />

dissuaderlo dicendogli che, nel territorio di Partanna-Mondello, si sarebbe potuto stabilire<br />

tranquillamente perchè nessuno sarebbe venuto a cercarlo lì, aggiungendo la frase testuale :<br />

" io ho il dott. Contrada, che mi avviserà se ci sono perquisizioni o ricerche di latitanti in<br />

questa zona, quindi qua potrai stare sicuro" (cfr. ff. 3 e 4 trascr. cit.).<br />

Buscetta ha spiegato che, prima di ricevere direttamente dal Riccobono tale<br />

"sorprendente" notizia che lo aveva molto stupito, aveva esposto all'amico i propri timori<br />

per un suo eventuale arresto che, attesi i precedenti a suo carico, lo avrebbe certamente<br />

esposto ad una ennesima grave repressione da parte delle Autorità italiane ("sono stato<br />

sempre indicato come il maggior contrabbandiere che esiste a Palermo, sono stato definito<br />

il re della droga, voi tutti lavorate con la droga, se un giorno sarò nuovamente ripreso<br />

dalle Autorità italiane, l'unico che pagherà i conti di tutti sarò io " cfr. f. 3 trascr. cit.). A<br />

seguito di tali timori Riccobono lo aveva rassicurato e gli aveva offerto una valida copertura<br />

garantendogli la latitanza, grazie all'aiuto del dott. Contrada, nel territorio posto sotto la sua<br />

egemonia mafiosa; con tale assicurazione, proseguiva Buscetta, il Riccobono si assumeva<br />

una grande responsabilità, non soltanto nei suoi confronti ma anche di tutto l'ambiente<br />

mafioso che li circondava (" lui assumeva una responsabilità molto grave dicendomi - qua<br />

non ti verranno a cercare- avevo il dovere di crederci ed ho il dovere di crederci perchè lui<br />

non solo assumeva la responsabilità nei miei riguardi, ma lui assumeva la responsabilità<br />

davanti a tutto l'ambiente mafioso che ci circondava " - “ due uomini d’onore possono non<br />

dire, ma se dicono devono dirsi la verità” - “ lui assunse una grande responasabilità nei<br />

miei confronti che mi permetteva di farlo mettere in gioco con la vita, se a me fosse<br />

successo qualche cosa“ cfr. ff. 4 - 9 e 35 trascr. cit.).<br />

Il collaborante ha collocato cronologicamente tale conversazione con il Riccobono in<br />

un arco temporale compreso tra il Giugno 1980 (data in cui da Torino si recò a Palermo) ed<br />

il Gennaio 1981 (nei primi di Gennaio 1981, ha dichiarato, di essersi trasferito dall'Italia),<br />

periodo in cui aveva incontrato piu’ volte il Riccobono, che aveva anche visto in<br />

precedenza, prima di rendersi latitante, durante i regolari permessi concessigli dal Giudice di<br />

Sorveglianza di Torino (cfr. ff. 5 - 12 e 34 trascr. cit.). Ha precisato che, persino quando si<br />

trovava detenuto all'Ucciardone, il Riccobono, all'epoca latitante, era andato a fargli visita in<br />

carcere (in tale occasione il Buscetta ha ricordato che detenuti in carcere vi erano anche<br />

Mutolo e Micalizzi- cfr. f. 62 trascr. cit.) ed aveva discusso con lui della difficile situazione<br />

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