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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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Operativo dei C.C. maggiore Santo Rizzo ed il componente del gruppo di lavoro istituito dal<br />

dott.Immordino, dott. Giacomo Salerno, il quale aveva proceduto alla lettura del rapporto<br />

giudiziario riguardante il gruppo mafioso facente capo agli Spatola; nel corso della predetta<br />

riunione il Subranni ed il Rizzo, pur rilevando la necessità di approfondire alcune posizioni,<br />

avevano dichiarato di condividere il lavoro svolto convenendo totalmente sull’esigenza di<br />

reagire con un’azione immediata contro il crimine organizzato attesa l’assoluta emergenza<br />

del momento storico; in quella occasione il Questore Immordino aveva chiesto ed ottenuto<br />

dai rappresentanti dell’Arma dei C.C. che venissero adottate particolari cautele in ordine alla<br />

riservatezza dell’operazione, evitando di riferire le decisioni operative adottate sia al<br />

personale dell’Arma che a quello della Squadra Mobile, con peculiare riferimento “ a non<br />

dir nulla a Contrada e a Vasquez” i soli funzionari espressamente menzionati dal Questore<br />

nel corso della riunione (cfr. deposizione Gen.le Antonio Subranni ff. 12 e ss.- 48 e ss. 63<br />

ud. 16/2/1995 - relazione Salerno all.ta agli atti dell’inchiesta Zecca integralmente<br />

confermata dal teste nel corso della sua deposizione dibattimentale).<br />

<strong>La</strong> consumazione del barbaro assassinio ai danni del cap. dei Carabinieri Emanuele<br />

Basile, avvenuta la notte tra il 3 ed il 4 Maggio del 1980, aveva determinato la necessità di<br />

accelerare i tempi della risposta da parte dello Stato, così insieme ai rappresentanti<br />

dell’Arma era stato deciso di far partire immediatamente dalla caserma “Carini” dei C.C.<br />

una prima operazione di arresti in flagranza avente ad oggetto il gruppo criminale dei<br />

personaggi componenti la cosca di Corso Dei Mille; l’operazione, oltre a rappresentare una<br />

risposta tempestiva da parte delle Forze dell’Ordine all’ennesimo efferato delitto mafioso<br />

era stata ritenuta utile come diversivo rispetto alla piu’ ampia, successiva operazione di<br />

arresti programmata per la notte tra il 5 ed il 6 Maggio (cfr. deposizione teste Borgese ff.<br />

61- 62-63 ud. 5/9/1994 e relazione Salerno all.ta all’inchiesta Zecca f. 508).<br />

Qualche giorno prima della predetta operazione, su suggerimento del Questore, era<br />

stato posto in essere un altro espediente diversivo consistente nel diramare a tutte le Forze di<br />

Polizia un fonogramma con il quale si comunicava che si temeva un’insurrezione nel<br />

carcere dell’Ucciardone e ciò per giustificare l’eccezionale movimento di uomini (circa 500)<br />

che nel pomeriggio del 4/5/1980 era stato convogliato presso la caserma “Pietro Lungaro” a<br />

Palermo, proveniente anche da altre parti d’Italia e in particolare dalla Calabria (cfr. dep.<br />

Borgese ff. 59 e ss. ud. cit.- dep. Vincenzo Chiavetta f. 73 ud. 14/3/1995- dep. Francesco<br />

Federico ud. 24/1/1995); per espressa volontà del Questore solo il vice-questore Borgese, i<br />

comandanti dei C.C. e della Guardia di Finanza nonchè il dirigente della Squadra Mobile<br />

dott. Impallomeni erano stati tenuti al corrente dei preparativi dell’operazione mentre tutti<br />

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