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PDF, 3.421 KB - La Privata Repubblica

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dichiarato che, nonostante fossero stati ufficialmente tenuti all’oscuro dei preparativi<br />

dell’operazione del 5/5/1980, in realtà erano perfettamente a conoscenza, così come gli altri<br />

colleghi della vecchia struttura investigativa, che un gruppo stava lavorando su incarico del<br />

Questore Immordino alla redazione di un rapporto e che vi erano dei preparativi per<br />

un’operazione di arresti (cfr. dep. De Luca ff. 118 e ss. ud. 28/10/1994 e ff. 22 e ss. ud.<br />

4/10/1994- dep. Vasquez ff. 43 e ss. ud. 10/1/1995).<br />

Anche l’imputato ha affermato che nell’ambito della Questura “ si sapeva che questi<br />

quattro erano asserragliati in un ufficio della DIGOS e lavoravano su fatti di Polizia<br />

Giudiziaria” (cfr. f. 76 ud. 4/11/1994).<br />

Tuttavia le direttive di massima riservatezza impartite dal Questore Immordino non<br />

erano certamente superflue attesocchè il dott. Carmelo Emanuele, proprio nel periodo in cui<br />

attendeva al predetto lavoro, aveva ricevuto la telefonata di un anonimo interlocutore che,<br />

dopo essersi accertato della sua identità e facendo chiaro riferimento al gruppo di lavoro cui<br />

il predetto partecipava, lo aveva minacciato di morte (la frase pronunciata dall’anonimo è<br />

stata riportata dal teste Emanuele nei seguenti termini “ è il dott.Emanuele? state rovinando<br />

tante brave persone, lei è messo nella lista, la dobbiamo uccidere”- cfr. riferimenti alla<br />

predetta telefonata di minacce contenuti nella relazione a firma del dott. Salerno allegata<br />

agli atti dell’inchiesta Zecca- f. 507).<br />

Nell’ultima decade del mese di Aprile i rapporti elaborati dal gruppo di lavoro erano<br />

già stati ultimati ed erano stati consegnati al Questore il quale, dopo averli esaminati, aveva<br />

riferito al dott. Borgese di essersi consultato con il Procuratore della <strong>Repubblica</strong> dott. Costa,<br />

il quale gli aveva assicurato il suo preventivo assenso a procedere alla fase esecutiva degli<br />

arresti in flagranza (cfr. ff. 51 e ss. e 93 deposizione teste Borgese).<br />

Sul punto il teste Borgese ha precisato che l’assenso preventivo all’operazione di<br />

polizia da parte del Procuratore della <strong>Repubblica</strong> era stata una garanzia necessaria al fine di<br />

scongiurare il pericolo di una mancata convalida degli arresti che, infatti, non si era<br />

verificato avendo il dott. Costa provveduto a convalidare personalmente gli arresti eseguiti<br />

su iniziativa della P.G. (cfr. ff. 51 e ss. 93 e ss. ud. cit.).<br />

Anche il teste Guido Zecca, nel corso della sua deposizione all’udienza del<br />

28/10/1994, ha confermato che il dott. Immordino aveva agito di intesa con il Procuratore<br />

Costa del quale godeva la piena fiducia e nella relazione in atti a sua firma, conclusiva<br />

dell’inchiesta amministrativa sulla Questura di Palermo eseguita nel 1981 per incarico del<br />

capo della Polizia, aveva testualmente riferito : “il vero capo ed animatore del gruppo di<br />

lavoro, cui fu imposto di operare in segreto, fu il dott. Immordino, che nell’occasione,<br />

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